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The After Breaking Dawn

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Messaggio  ♥вєℓℓα ѕωαи 2и∂ тωιи♥ Ven Lug 10, 2009 11:43 pm

Capitolo 23-Bella

Eravamo in macchina, viaggiavamo verso Forks, comunicare la notizia a Sue era stata la cosa più terribile che Seth avesse dovuto affrontare, il ricordo dell’urlo straziante di quella donna, mi riecheggiava nelle orecchie…

“Mamma?!” Disse Seth, il viso era una maschera di dolore, la voce roca, di chi ha pianto per ore, e in effetti, così era.
“Seth, tesoro cos’è questa voce?” Rispose Sue, il tono era preoccupato, sapevo che non era mai tranquilla quando i suoi figli erano in mezzo a noi, mai come ora, aveva avuto ragione.
“Mamma, devo…” la voce si ruppe e scoppiò a piangere, nonostante l’avessimo lasciato solo nella stanza, per concederle della privacy, la conversazione arrivava forte e chiara alle nostre orecchie.
“Seth, cos’è successo? Dov’è tua sorella?” Aveva toccato il tasto giusto, Leah…
“Mamma… Leah… oh mamma… è morta!” L’ultima parola la gridò, un grido di rabbia e dolore, ma ancora più straziante fu quello di Sue, passarono secondi interminabili prima della sua risposta.
“NOOOOO!!” Si sentì un tonfo, si era accasciata sulle ginocchia, singhiozzava, Seth cercava di farle forza, ma era inutile.
“Partiamo oggi stesso, riporto…Leah a la Push, mamma?” Non si sentì più niente dall’altra parte, probabilmente era svenuta.
“Merda!” Urlò Seth prima di scaraventare il cellulare contro il muro, frantumandolo.

Strinsi forte gli occhi, quel ricordo era insopportabile, potevo solo immaginare il dolore di quella madre che aveva perso tutto, il marito, poi Charlie, ora la figlia, se un Dio esisteva in quel momento si stava accanendo sulla persona sbagliata, a che scopo infliggere tanto dolore a una donna già segnata? Proprio non capivo.
Guardai fuori dal finestrino nel momento esatto in cui passammo il cartello “Benvenuti a Forks”, sospirai, non sapevo per quanto avrei resistito.
Era stata concessa una tregua per quel giorno, per permetterci di assistere ai funerali, ci era stato accordato il permesso di mettere piede nella riserva dei Quileutes.
Parcheggiammo le auto di fronte alla casa di Jake, erano tutti sulla spiaggia, luogo, dove si sarebbe svolto il funerale, tranne Sue, Billy e Jake che ci aspettavano sulla porta.
Quando venne il momento di far uscire la bara dalla macchina, Sue ci si buttò sopra piangendo a dirotto.
“Leah, piccola mia… che ti è successo…?!” Continuava a ripetere come un’ automa in prenda agli spasmi di dolore.
Jake non parlava, Billy gli stava accanto silenzioso, sorreggendo Sue.
Arrivammo alla spiaggia depositando la bara al centro di un letto di fiori, il primo ad avvicinarsi fu un ragazzo alto, moro, con gli occhi nocciola, fissava la cassa che avrebbe conservato per sempre il corpo di Leah, lo sguardo vuoto, gli occhi rossi e gonfi, alzò lo sguardo, puntandolo dritto su di noi.
“E’ solo colpa vostra! E della vostra schifosissima natura! Mi fate schifo, siete dei mostri! Mi avete portato via l’amore della mia vita!” Gridò con tutto il fiato che aveva in gola, da queste parole capii che si trattava di Samuel.
Nessuno disse nulla, io abbassai lo sguardo stringendo un po’ di più la mano di mia figlia.
La cerimonia non durò molto, erano presenti tutte le persone che vivevano a la Push, piangevano in silenzio, chiusi nel loro dolore.
Era straziate assistere a tutto ciò, all’improvviso ricordai la cerimonia di Charlie, era stata celebrata al campo santo, una fitta di dolore mi trafisse il petto, chiusi gli occhi strizzandoli per contenere quello strazio, non era il momento di ricordare.
A un certo punto vidi Alice sparire, guardai Edward sospettosa, ma non mi disse nulla, accennò solo un’alzata di spalle, evidentemente nemmeno lui sapeva il motivo della fuga di nostra sorella.
Fu gettata dell’acqua santa sulla bara, mentre quattro lupi se la caricavano in spalla dirigendosi a piedi al campo santo, guardammo il corteo di persone allontanarsi, sapevamo che quello era il momento più delicato della cerimonia, l’ultimo e definitivo saluto prima del distacco.
Almeno una piccola consolazione c’era, prima o poi si sarebbero ritrovati tutti in paradiso, o in qualunque fosse il posto dove, i mortali, erano destinati ad andare alla fine delle loro vite.
A differenza mia e della mia specie, noi eravamo intrappolati nell’immortalità, non ci saremmo mai ricongiunti ai nostri cari.
In silenzio ci avviammo alle nostre auto, nessuno ci aveva degnati di uno sguardo, solo Jacob aveva dato un bacio veloce sulla fronte di Renesmee, prima di seguire il gruppo di persone che camminava lento, diretto al cimitero.
“Edward?” Ci voltammo, Seth si era staccato dal corteo per venire da noi.
“Seth...” Non lo fece finire.
“Io non vi ritengo i responsabili, abbiamo deciso noi di aiutarvi e sono sicuro che anche lei, come me, è contenta che tutto sia finito bene, almeno per voi. Tuttavia, ti chiedo di perdonarmi, ma non me la sento di…” Edward blocco la sua frase, accorgendosi che per lui era duro dirlo.
“Ti capiamo Seth, se vorrai tornare a farci visita, quando vorrai sarai sempre il benvenuto. Ti siamo tutti vicini in questo momento così difficile, e vi saremo per sempre riconoscenti per quello che avete fatto per noi”.
Si guardarono per pochi istanti negli occhi, diede uno sguardo veloce a me, poi a Nessi e in fine a Carlisle, doveva essere un addio, o forse solo un distacco momentaneo, chi poteva dirlo.
Sparì nella foresta, raggiungendo sua madre.
Non me la sentivo di parlare, era stato un momento terribile, il ricordo di quell’ultimo tremendo scontro, sarebbe rimasto per sempre impresso nel mio cuore.
“Edward, dov’è andata Alice?” Chiese Carlisle.
“Non lo so Carlisle, ha avuto una visione, ma è stata troppo veloce non ho avuto il tempo di capire, mi ha detto solo che ci saremmo visti al confine”.
Salimmo in macchina e, giunti al confine attendemmo l’arrivo di Alice, dopo appena due minuti che aspettavamo, la vidi sfrecciare verso di noi, sul volto un’espressione seria.
“Che è success Al…” bloccò Carlisle alzando una mano, vidi Edward irrigidirsi appena, probabilmente aveva letto nella mente di sua sorella il motivo della sparizione di prima.
“Bella, ho avuto una visione… questa è per te” disse sventolandomi sotto il naso un cartoncino ripiegato in quattro.
Non so perché, ma quando afferrai quel pezzo di carta, sentii la tensione crescere.
Cos’era? E cosa aveva visto esattamente Alice?
Aprii piano il foglietto e quando lessi le prime parole, il fiato mi si bloccò in gola, accasciandomi a terra cominciai a leggere.
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Messaggio  ♥вєℓℓα ѕωαи 2и∂ тωιи♥ Ven Lug 10, 2009 11:44 pm

Capitolo 24-Bella

12/11/09

Isabella,
sono giorni che penso alla tua vita, il momento in cui sei nata, la prima volta che i nostri occhi si sono legati, il tuo primo sorriso, i tuoi primi passi, la tua prima parola… “Papà”.
Sorrido ancora a quel ricordo, eri così dolce, piccola, calda e bisognosa di protezione.
Il modo in cui mi cercavi quando c’erano i temporali, la sicurezza che riacquistavi stringendoti al mio petto.
Bambina mia quanto mi manchi.
Ma sono felice, felice nel saperti serena, accanto all’uomo che ami, con la vostra bambina “adottata”.
Non te l’ho mai detto, ma sono sicuro che la piccola Nessie sia realmente figlia vostra, nemmeno io mi spiego come questo possa essere accaduto in così poco tempo, ma so di certo che è vostra, a tutti gli effetti.
Sei cambiata Bells, ti ricordo timida e impacciata, aggrappata al mio braccio mentre ti accompagnavo da Edward, ho consegnato la tua vita nelle sue mani, e anche se non l’ho mai dimostrato molto, sono sicuro d’aver fatto la cosa giusta, ti ama davvero.
Oh tesoro, eri così bella in quell’abito bianco.
E come dimenticare il giorno del tuo diploma, mi hai riempito d’orgoglio.
Sei cresciuta tesoro mio, sei diventata una magnifica donna.
Tuttavia, sento che qualcosa non va, i tuoi occhi, la tua pelle fredda, l’improvvisa mancanza d’appetito, il modo in cui cresce la mia splendida nipotina.
Mi sono accorto di tutto Bells, non te l’ho mai detto, ho sempre pensato, e ne sono ancora sicuro ad oggi, che quando te la sentirai, sarai tu a venire da me.
Qualunque cosa sia, ricorda che mai potrei odiare te, o quello che sei diventata.
Ti chiedo solo di non lasciarmi mai piccola mia.
Ti porterò nel mio cuore ovunque sarò.
Devo ringraziare te per la forza che ho dentro, me l’hai data tu, la vita è una sfida e tu questo lo sai, ma sono sicuro che tu, amore, sarai sempre in grado di affrontarla.
Ti voglio bene bambina mia, la tua felicità e anche la mia.
Per sempre tuo

Charlie


La rilessi due volte, era una lettera da parte di Charlie, scritta lo stesso giorno in cui morì.
Rimasi paralizzata, sapeva, si era accorto di tutto, e nonostante ciò, non mi odiava, a lui bastava che io fossi felice, non chiedeva altro.
Se penso a quante notti, mi sono torturata con il pensiero che mio padre odiasse quello che ero diventata, quasi sospirai dal sollievo, sentivo come se parte del peso sul mio cuore fosse svanito, mi voleva bene, non mi avrebbe mai odiata.
Ora che ci pensavo, sembrava una cosa logica pure a me, ero sua figlia, non poteva disprezzarmi.
Strinsi il foglio tra le mani portandomelo al petto.
“Anch’io ti voglio bene papà” dissi singhiozzando, gli occhi mi pungevano avrei voluto piangere per ore, crogiolarmi nel mio dolore, ma sapevo che Charlie non avrebbe voluto, lui amava vedere il sorriso sulle mie labbra e la felicità nei miei occhi.
Nessuno parlava, solo Edward mi si avvicinò per abbracciarmi, e all’improvviso decisi.
“Edward, voglio andare al cimitero, portami da Charlie” dissi fissandolo negli occhi, avevo bisogno di parlare con il mio papà, e quello era il posto dove l’avrei sentito più vicino.
Mi guardò per un attimo indeciso, non voleva che il dolore che già una volta mi aveva inghiottita, mi tirasse di nuovo a se, ma vedendo il mio sguardo di supplica cedette.
“Ok” disse e senza togliere gli occhi da me aggiunse “voi cominciate ad andare, vi raggiungeremo appena Bella vorrà”.
Sorrisi.
“Grazie Alice, ma come facevi a sapere?” Chiesi curiosa.
“Bella, la casa è stata messa in vendita e… il signore dell’agenzia ha trovato la lettera chiusa nel mobile della cucina, è scivolata mentre li portavano fuori”, quelle parole furono l’ennesima pugnalata al petto, ma non potevo aspettarmi che sarebbe rimasta lì per sempre.
L’idea che la mia stanza, quella di Charlie, la cucina il salotto, venissero estratti dalla mia casa mi feriva, ogni oggetto era impregnato di ricordi e di odori, ma dovevo andare avanti, forza Bella, continuavo a ripetermi queste parole.
Partirono tutti, Edward ed io salimmo sulla Volvo diretti al campo santo, anche Charlie era stato sepolto a Forks, ma ero sicura che non avremmo incontrato nessuno li, era trascorso abbastanza tempo, la cerimonia del funerale di Leah era sicuramente finita.
Parcheggiò davanti al cancello, era alto imponente e nero, all’ingresso c’era un enorme crocefisso di legno, che precedeva una scalina in pietra.
La scesi lentamente e cominciai a percorrere con gli occhi tutti nomi impressi sulle lapidi, fino a quando non la vidi.
I fiori erano freschi, probabilmente opera di Sue, sulla tomba c’era inciso il suo nome, le gambe mi cedettero per l’ennesima volta.
M’inginocchiai di fronte ad essa, l’odore che c’era in quel luogo era forte, sapeva di morte, era doloroso, smisi di respirare.
Portai le mani sull’erba che ricopriva il corpo di mio padre, ci poggiai una guancia sopra, e sperai con tutte me stessa di poter piangere, naturalmente, non accadde nulla.
“Grazie papà, grazie perché nonostante tutto mi hai accettata ed amata, grazie perché devo a te la donna che oggi sono e per la quale vai tanto fiero, grazie per essermi stato accanto, per avermi capita, compresa e aiutata. Grazie per l’amore che ogni giorno mi hai donato, semplicemente grazie… per avermi donato la vita. Ti voglio bene papà…sempre”.
Dissi queste parole come se l’avessi di fronte a me, non mi sentivo di aggiungere altro, posai un bacio sulla sua lapide.
“Non ti dimenticherò mai”.
Furono le mie ultime parole, prima di alzarmi e tornare da colui grazie al quale, la mia vita aveva ancora un senso, mio marito, il mio angelo, Edward.
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Messaggio  ♥вєℓℓα ѕωαи 2и∂ тωιи♥ Ven Lug 10, 2009 11:49 pm

Capitolo 25-Bella

Erano passati già quindici giorni da quando avevo ricevuto la lettera di Charlie, è stavo decisamente bene, sapere che mio padre aveva intuito qualcosa, che nonostante tutto mi amasse ed apprezzasse, mi faceva sentire leggermente meglio, era comunque morto per causa mia, ma sapevo che non avrebbe mai voluto vedermi in agonia, quindi ripiegai la lettera e la rimisi nel mio cassetto personale.
L’avevo aperta e richiusa tante di quelle volte cha la carta cominciava a essere consumata e stropicciata.
Jacob non era ancora tornato, non sapevo come facesse a sopportare la lontananza di Renesmee così a lungo, nessuno di noi credeva che ne fosse capace, doveva essere davvero sconvolto.
Naturalmente non ci eravamo dimenticati di Leah e del suo sacrificio, ma sapevamo bene che comunque dovevamo andare avanti con le nostre vite.
Dopo la caduta dei Volturi ci ritrovammo con un nuovo problema, chi avrebbe preso il loro posto?
Carlisle aveva proposto al Clan di Denali di diventare i nuovi “sovrani” della nostra specie, chi meglio di loro poteva far rispettare la legge?
I nostri cugini se n’erano andati il giorno dopo il funerale, il ricordo di quegli ultimi momenti assieme m’invase la mente…

Eravamo appena rientrati, trovammo Kate e Garret seduti sul divano del salotto, quando ci videro, si alzarono per venirci in contro.
“Carlisle, tutto apposto? Eravamo tremendamente in ansia per voi” disse Kate posando una mano sulla spalla di Carlisle.
“Si Kate, tutto a posto, non è stato certo un viaggio piacevole ma doveroso” rispose lui serio.
In quel momento Alice sobbalzò, il suo sguardo si perse nel vuoto, stava avendo un’altra visione.
Edward, che era al mio fianco, sorrise.
“Mi sembra un’ottima idea” dissero assieme Alice e mio marito rivolgendosi a loro padre.
Carlisle li guardò per un attimo pensieroso, evidentemente non sapeva che, inconsciamente, aveva già preso una decisione.
Si voltò lentamente verso Kate e Garret.
“Dobbiamo discutere ancora di una cosa” disse fissandoli intensamente.
Lo guardarono perplessi, non sapevano di cosa stesse parlando, a dirla tutta nessuno di noi lo sapeva, tranne Edward Alice e Carlisle.
“Ora che i Volturi non ci sono più, abbiamo bisogno di nuovi “sovrani”, persone che faranno rispettare la legge in modo giusto, senza trarne profitto. Ci ho pensato molto durante il viaggio e mi chiedevo se voi sareste disposti a prendervi questa responsabilità, non conosco nessuno che farebbe questo lavoro meglio di voi, ed ovviamente qualora ne avrete bisogno, potrete contare sull’aiuto ed il sostegno di tutti noi” terminò il discorso facendo scorrere un braccio nella nostra direzione, per calcare il tutti noi.
Kate e Garret si lanciarono un’occhiata perplessa, sui loro volti sfilarono una serie di emozioni, stupore, dubbio, paura e alla fine decisione.
“Carlisle, ci lusinga molto la tua proposta, ma non credo di poter dare ora una risposta alla tua domanda ora, dovrò parlarne anche con Tanya, Carmen ed Elazar, la decisione spetta anche a loro”.
Disse Kate sorridendo.
“Ora dobbiamo andare Carlisle, gli altri hanno saputo dello scontro e ci hanno già chiamati, stanno tornando a casa” intervenne Garret.
“Hanno già saputo?” Chiesi stupita, immaginavo che una notizia simile avrebbe fatto il giro tra la nostra specie, ma non pensavo così in fretta.
“Bella cara, quello che noi ieri abbiamo fatto, resterà nella nostra storia per sempre, avremmo alleati e nemici, non tutti saranno felici per la distruzione dei Volturi, ricorda che alcuni li veneravano, non vedendoli per ciò che realmente erano. Se la nostra decisione sarà positiva e saliremo al potere, solleveremo non poche polemiche da parte del nostro mondo, dobbiamo essere pronti a tutto” mi rispose Garret sorridendo.
Io annuì, non avevo ancora pensato a quest’eventualità, chissà se ci avrebbero creduti e ascoltati.
Se così fosse stato, ce ne saremmo occupati a tempo debito.
Salutammo i nostri cugini promettendo che ci saremmo rivisti presto, dovevano darci una risposta.

“Mamma?” Mi chiamò mia figlia ridestandomi dai miei pensieri.
Da quando Jake se n’era andato, la vedevo sempre triste e malinconica, e ogni giorno mi faceva la stessa domanda…
“Dimmi tesoro”.
“Quando torna Jake?” eccola.
“Non lo so” risposi sospirando, mi scocciava terribilmente vedere mia figlia così, ero arrabbiata con lui, poteva avercela con la mia famiglia se voleva, ma il fatto che per questo suo essere cocciuto e orgoglioso, facesse soffrire anche Renesmee proprio non mi andava giù.
Si allontanò da me, tornando a giocare in giardino con le zie.
Sentii dei passi avvicinarsi lenti alle mie spalle, il suono di quella camminata unito a quell’inconfondibile odore, li avrei riconosciuti ovunque e in qualunque momento, Edward.
Mi cinse la vita tirandomi verso di lui, facendo aderire il mio corpo al suo.
“Allora pronta per partire?” Mi sussurrò all’orecchio.
“Sì, ma lasciare nostra figlia così triste, non mi va Edward” risposi cercando di non perdere lucidità, mi stava baciando il collo, le guance, le tempie accarezzandomi con la punta del naso, mi stava facendo letteralmente impazzire.
“Non ti preoccupare Bella Nessie è di nuovo sparita delle mie visioni!” Sentì la voce di Alice provenire dal giardino.
Guardai Edward allarmata.
“Vuol dire che Jacob tornerà Bella” mi rispose il mio angelo sorridendo.
Sospirai, mi ero spaventata per niente, ultimamente bastava davvero poco per farmi entrare in panico, dopo tutto quel cha avevamo passato, era il minimo.
Tra poche ore saremmo partiti per isola Esme, sfruttando il regalo che i genitori di Edward assieme a Alice e Jasper mi avevano fatto per il mio compleanno.
Non vedevo l’ora di ritrovarmi in quel luogo magico assieme al mio angelo, di rivederlo con i miei nuovi occhi, ero sicura che mi sarebbe apparso tutto più nitido e se possibile, ancora più bello della prima volta.
Sapevo che avrebbe riacceso in me mille ricordi, ma cosa dovevo aspettarmi? Come sarebbe stato? E chissà cos’avrebbero pensato i domestici vedendomi ancora viva ma “diversa”, sorrisi nel ricordarli, quella povera donna si era davvero preoccupata per me! Avrei dovuto ringraziarla e tranquillizzarla, se l’avessi rincontrata.
Due ore dopo eravamo sulla porta di casa, le valigie già nel baule della Volvo.
Stringevo forte mia figlia, staccarmi da lei, anche se solo per pochi giorni era doloroso.
“Mi raccomando fai la brava, ascolta gli zii e i nonni, non cacciarti nei guai e non farti male” dissi a Renesmee continuando a stringerla e ad accarezzarle i morbidi boccoli ramati.
“Alice, niente sport estremi” ammonì quel folletto pazzo di mia sorella.
“Tranquilla Bella, ho già visto, sarà tutto perfetto” rispose sorridendo e strappandomi mia figlia dalle braccia.
Notando il mio disappunto si affretto a dire:
“Se non vi sbrigate, perdete l’aereo!”.
Diedi un ultimo bacio sulla fronte di mia figlia e così fece Edward.
“Dateci dentro fratellini!” Tuonò Emmett, il solito fanatico del sesso, anche se nella sua affermazione potevo scorgere del vero.
L’ho fulminai con uno sguardo e tutti si misero a ridere.
“Attento a te” dissi assottigliando lo sguardo.
Lui fece finta di rabbrividire prima di scoppiare in un'altra fragorosa risata.
“Em?” Chiamò Edward.
“Si fratellino?”.
“Non osare istruire mia figlia su certe cose” rispose.
Emmett fece la finta faccia innocente e con la mano si disegnò un’aureola sulla testa ponendo poi le mani a preghiera.
Altre risate riecheggiarono nello spiazzale.
Salimmo in macchina e a tutta velocità ci dirigemmo verso quella che sarebbe stata la nostra seconda luna di miele.
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Messaggio  ♥вєℓℓα ѕωαи 2и∂ тωιи♥ Ven Lug 10, 2009 11:50 pm

per adesso arriva qui ma continuerà ancora credo
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Messaggio  ♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 2и∂ тωιи♥ Dom Lug 12, 2009 12:57 am

♥️вєℓℓα ѕωαи 2и∂ тωιи♥️ ha scritto:per adesso arriva qui ma continuerà ancora credo
scusa dov'è che hai trovato questa fan fict???? perchè diciamo che io sono arrivata al capitolo 17.....ma su Twilight Italia.....adesso loggo il continua perchè mi piace molto....infa lo messa anche qua....ma non so adesso vedo di canccellarla....l'hai messa quasi completamente tu....diciamo che voglio saperlo solo perchè mi sto scervellando per capirlo....perchè mi sembra di averla letta anche da un altra parte ma non mi ricordo dove....appena puoi mi puoi dire dove??? grazie mille!!!!
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Messaggio  ♥вєℓℓα ѕωαи 2и∂ тωιи♥ Dom Lug 26, 2009 2:01 pm

l'avevo trovata su un sito... ma nn riesco più ad andarci... nn so se appena posso te lo scrivo
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Messaggio  ♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 2и∂ тωιи♥ Dom Lug 26, 2009 5:29 pm

ok ve bene...comunque credo di avrlo trvato...è per caso questo? http://www.welcometoforks.net/index.php/twi-fiction/64-after-the-breaking-dawn.html?start=20
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Messaggio  ♥вєℓℓα ѕωαи 2и∂ тωιи♥ Lun Lug 27, 2009 12:50 pm

si è quello... ieri nn riuscivo ad andarci
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Messaggio  ♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 2и∂ тωιи♥ Lun Lug 27, 2009 1:46 pm

a ok...hai visto....ha concluslo la ff....però è stata veramente brava....gli altri capitoli li metti tu??
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Messaggio  ♥вєℓℓα ѕωαи 2и∂ тωιи♥ Lun Lug 27, 2009 6:55 pm

ok nessun problema
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Messaggio  ♥вєℓℓα ѕωαи 2и∂ тωιи♥ Lun Lug 27, 2009 6:59 pm

Capitolo 26- Bella

Il tempo, durante il viaggio, era volato. Eravamo sul motoscafo, diretti verso la nostra seconda luna di miele, isola Esme.
Ero accanto al mio angelo, l’aria ci scompigliava i capelli, unendoli in un’unica onda di colori, piccoli schizzi d’acqua salata si sollevavano al nostro passaggio, colpendoci in vari punti del corpo, era una sensazione magnifica.
Ricordavo poco della nostra prima luna di miele, ma ero sicura che i miei occhi umani, non avessero reso giustizia alla bellezza di questo posto. All’orizzonte vidi una piccola isola con una casa costruita vicino alla riva, era stupenda, chiusi gli occhi e sorrisi, ispirai a pieni polmoni il profumo di salsedine misto a quello di Edward, sole, lillà, miele, vegetazione e salsedine, non poteva esistere una fragranza migliore di quella. Mi sentii cingere le spalle, automaticamente mi voltai verso mio marito, lo guardai con tutta la dolcezza e l’amore che potei, lo amavo, più di ogni altra cosa al mondo.
«Grazie». Sussurrai sorridendo.
Ricambiò il mio sorriso posando le sue labbra sulle mie, stava per approfondire il bacio quando lo allontanai appena posandogli una mano sul petto, di tutta risposta emise un ringhio basso e cupo di disapprovazione.
«Abbiamo dieci giorni amore mio», dissi dolcemente.
«Dieci magnifici giorni» aggiunse sfoderando il sorriso sghembo che preferivo.
Attraccò sul piccolo molo, mi prese in braccio provocandomi una sensazione di dejà vu, sicuramente l’aveva fatto anche la prima volta. Mi strinse forte al petto ispirando tra i miei capelli.
«Ti amo Bella» disse, ma il suo tono non era dolce come mi aspettavo ma serio.
Sollevai il capo per guardarlo negli occhi, qualcosa non andava.
«Cosa c’è Edward?». Mi posò delicatamente a terra, i miei piedi nudi toccarono la sabbia calda, fu una sensazione che mi diede i brividi.
«Bella, ho avuto davvero paura di perderti»disse chiudendo gli occhi, sul suo viso comparve una smorfia di dolore, le passai un dito tra le sopracciglia per distendere le piccole rughe che si erano formate.
«Sono qui Edward» dissi a bassa voce.
Non reagì.
«Sono… qui… e… ti… amo… di… un… amore… incommensurabile… non… mi… perderai… mai… te lo giuro…», dissi interrompendomi ad ogni parola per posare piccoli baci sul suo viso, sul collo, sul petto.
Mi prese il mento tra pollice e indice per fissare i suoi occhi nei miei.
«Quando mi hai respinto in quel modo, mi sono sentito… perso, vuoto, e ho capito come dovevi sentirti tu quando io lo facevo con te, anche se era per il tuo bene, mi spiace averti fatto provare…».
Bloccai il suo flusso di parole con un bacio, non volevo sentire oltre, desideravo solo averlo, ora, qui, subito. Approfondii il bacio lasciando che le nostre lingue si accarezzassero, la passai delicatamente sul suo palato. Mi staccai appena, continuando a tenere le mie labbra premute sulle sue.
«Basta Edward, ti desidero, ti voglio, qui e adesso», dissi prima di ricominciare a baciarlo.
Le mie mani cominciarono a esplorare il suo corpo che si sciolse come cioccolato al sole sotto il mio tocco. Sbottonai lentamente ogni bottone della sua camicia continuando a baciarlo, ma non più sulle labbra, scesi sul mento, accarezzai il profilo del suo collo con la punta del naso.
Fremeva contro il mio corpo, mi afferrò per le cosce, tirandomi su, legai le gambe intorno alla sua vita, mi sorrise dolcemente.
«Sono tuo», disse la voce resa roca dal piacere.
Mi sfilò la canottiera, fissando il mio corpo semi nudo con adulazione.
«Come puoi essere sempre più bella…» non era una domanda ma un’affermazione, mi misi a ridere.
«Sei tu che mi vedi così», risposi prendendole il viso fra le mani, ci guardammo per un attimo interminabile, poi cominciò a baciarmi sul collo, scese lentamente sul mio petto, incastrai le dita nei suoi capelli, tirandolo più verso di me, inarcai la schiena buttando la testa indietro, volevo sentirlo ancora più vicino, il mio amore per lui era insaziabile, non ne avrei mai avuto abbastanza, mi sollevò per i fianchi portando la mia pancia all’altezza delle sue labbra, posò anche lì dei baci a fior di pelle che mi fecero rabbrividire.
«Edward…» sussurrai.
«Si?» Chiese riportandomi con il viso all’altezza del suo.
Lo strinsi convulsamente a me, ma non risposi, quel mio semplice gesto gli fece capire cosa volevo, mi adagiò sulla sabbia calda.
«Ti amo» sussurrò ancora al mio orecchio.
E ci abbandonammo alla tenerezza del nostro amore.

Si fece mattino senza che ce ne accorgessimo, sdraiati sotto il sole con il rumore delle onde che ci sfioravano i piedi, stretti in un tenero abbraccio, guardammo spuntare l’alba.
«Che cosa vuoi fare questa mattina?» Mi chiese baciandomi dietro l’orecchio.
«Se continui così nulla…» risposi con il fiato corto, ridendo si staccò.
Quando fui libera di pensare di nuovo lucidamente decisi:
«Prima di tutto è meglio se portiamo le valigie in casa, poi, vorrei andare a nuotare».
«Come vuoi amore».
Edward scaricò i bagagli dalla barca, portandoli in casa, lo precedetti entrando per prima nel nostro piccolo nido d’amore, non ne avevo un chiaro ricordo, ma tutto sembrava essere rimasto come l’avevamo lasciato.
Non mi diede il tempo di dare un occhiata più approfondita, mi prese alla sprovvista in braccio, saettando fuori dall’abitazione e lanciandomi in acqua, riemersi passandomi le mani nei capelli per scostarli dal viso.
«Ma sei pazzo?» Chiesi stizzita.
«Sì, di te» mi rispose prima di gettarsi in acqua e sparire dalla mia visuale.
M’immersi anch’io, i miei occhi non ebbero problemi e restare aperti sott’acqua, vedevo perfettamente, i miei polmoni non avevano bisogno d’aria, potevo stare lì anche tutto il giorno, mi guardai un attimo attorno, per cercare Edward, quando, finalmente lo vidi, era accanto alla barriera corallina, uno spettacolo che mi lasciò senza fiato.
Allontanai lo scudo dalla mia mente. "Questa la paghi Edward Cullen" , pensai. Di tutta risposta ghignò allargando le braccia come a invitarmi a procedere con la mia vendetta. Stavo per scagliarmi verso di lui quando notai un bagliore alle sue spalle, mi concentrai ma nonostante la mia, più che ottima, vista non riuscivo a capire cosa fosse.
Edward si accorse che non guardavo più lui e si voltò per portare lo sguardo nella stessa direzione del mio, fu attratto anche lui da quel luccichio misterioso. Ci avvicinammo al punto dal quale proveniva, delicatamente infilai la mano in mezzo ad alte e scure alghe colorate, e ne estrassi una pietra bianchissima, era bucherellata e friabile, al centro c’era incastonata un’enorme perla bianca.
Riemersi stringendo tra le mani il mio piccolo tesoro, lo sollevai per osservarlo meglio alla luce del sole, ne catturava i riflessi riflettendoli sulla mia pelle, bianco, oro e madre perla, era stupenda. Delicatamente sgretolai la pietra che la imprigionava e la sciacquai in mare.
«Che cos’è?». Chiese Edward che, per tutto il tempo, era stato a osservare.
«Non lo so, sembra una perla, ma è decisamente più grossa e più…lucida» aggiunsi in fine.
Sorrisi, sarebbe sicuramente piaciuta a Renesmee, gliel’avremmo portata come souvenir dal nostro viaggio.
«Renesmee…», sussurrammo assieme.
Uscì un attimo dall’acqua per andare a mettere la perla al sicuro, in casa. Quando rientrai in mare, vidi sul volto di mio marito un’espressione furba, di chi la sa lunga, lo osservai perplessa.
«Dov’eravamo rimasti?» Chiese fingendosi pensieroso, e all’improvviso capii, la mia vendetta era stata interrotta, sorrisi e m’immersi, sparendo dalla sua visuale. Giocammo in acqua per parecchio tempo, vidi vari tipi di pesci, delfini, malte, ma purtroppo queste fuggivano appena avvertivano la nostra presenza. Restai sott’acqua per ore prima di riemergere, era stata un’esperienza bellissima, mi sembrava di trovarmi all’interno di un altro mondo.
Edward mi si avvicinò posando sulle mie labbra un bacio salato.
«Si sta divertendo signora Cullen?». Chiese senza staccare le labbra dalle mie.
«Mmm», risposi.
Alzò un sopracciglio guardandomi sorpreso.
«Che cosa posso fare per renderla pienamente soddisfatta?».
Di tutta risposta incollai le mie labbra alle sue, il mio messaggio fu recepito forte e chiaro, ancora una volta lasciai che il mio corpo si incastrasse alla perfezione con il suo.
Eravamo rimasti in acqua fino a sera tarda, rientrati in casa filai dritta in bagno per farmi una doccia, così da scrollarmi di dosso la salsedine. Fu molto rilassante, restai sotto il getto caldo per un tempo indefinito, quando finalmente mi convinsi a uscire, il mio olfatto captò un odore strano, sembrava…cera?
Non me ne curai più di tanto, infilai il mio babydoll nero con la coulottes in coordinato, regalo di Alice, e uscii dal bagno, lo spettacolo che mi si presentò davanti fu mozza fiato, e all’improvviso capii il perché dell’odore di cera.
Sul pavimento della stanza da letto c’erano diverse candele, dieci nere, venti bianche e trenta rosse, erano disposte a cerchio, ogni colore ne formava uno diverso, tranne le candele nere, quelle, creavano un semi cerchio. L’ultimo, il più grande, formato dalle candele rosse, terminava ai piedi del letto, il quale era cosparso di petali di rose rosse e bianche. Al suo centro, c’era una boccetta in vetro liscia, con all’interno un liquido rosso, spesso, era sangue, annusai un attimo l’aria… sangue umano, accanto due calici di cristallo.
Edward mi cinse da dietro.
«Ora ti spiego», disse suadente. Mi portò davanti al primo semi cerchio formato dalle candele nere.
«Questo, rappresenta la mia vita prima che ti conoscessi… era incompleta, scura, ma con qualche flebile luce a illuminarmi il cammino».
Ci spostammo verso il secondo cerchio, fatto di candele bianche.
«Questo invece, rappresenta la mia vita, dopo che ti ho conosciuta. Oltre ad averla illuminata l’hai completata e per questo, te ne sarò immensamente grato. Tuttavia, sei riuscita a fare di meglio…»
Mi guidò verso l’ultimo cerchio, il più grande di tutti, formato dalle candele rosse.
«Hai accettato di sposarmi, mi hai dato una meravigliosa bambina, hai accettato di diventare come me, per condividere l’eternità, mi hai amato, e mi ami, in modo incondizionato ed assolutamente autentico, nonostante io ricambi a pieno questi sentimenti, mi sento in debito ogni giorno nei tuoi confronti. Mi hai restituito la vita Bella».
Staccò una mano dai miei fianchi per portarsela alla tasca, dalla quale estrasse un piccolo cofanetto di velluto rosso, lo mise nelle mie mani, che chiuse a coppa nelle sue, io incapace di formulare un qualsiasi pensiero, feci scattare il coperchio della scatolina.
All’interno c’era un anello in oro bianco, sopra di esso, il disegno di una mezza luna e di mezzo sole i quali erano circondati da piccoli diamanti.
«Sei la mia notte ed il mio giorno, sei tutto quello di cui ho bisogno. Ti amo», disse mettendomi l’anello all’anulare destro che non era occupato dalla fede.
Mi voltai per portare i miei occhi nei suoi, li sentivo pungere, se avessi potuto, avrei pianto.
«Edward, anch’io ti amo è…è bellissimo…io…» non sapevo cosa dire ero davvero senza parole.
Si accorse della mia difficoltà nell’esprimere i miei pensieri, era un vortice indescrivibile di sensazioni, amore, complicità, feeling, mi sorrise posandomi un bacio delicato sulle labbra.
«Ancora una cosa» disse dirigendosi verso il letto e afferrando la boccetta di vetro con i calici.
Mi sentii bruciare la gola, nonostante non fossi affamata la vista e l’odore di quel liquido mi fece prendere fuoco.
Ne versò il contenuto nei due bicchieri, non ne lasciò nemmeno una goccia nella bottiglia di vetro, e mi porse un calice.
Non lo afferrai subito, ero titubante, d'altronde noi eravamo vegetariani, non ci saziavamo con il sangue umano, Edward vedendo la mia insicurezza aggiunse: «Ho chiesto a Carlisle di darmene un po’ della sua scorta, per festeggiare…non cambierà quello che siamo, stai tranquilla».
Mi feci convincere da quelle parole e afferrai il bicchiere. Battemmo delicatamente i calici, prima di deliziarsi di quel dolce nettare.
«Alla nostra eternità», dissi sorridendogli.
Svuotammo i bicchieri in un attimo, assaporando ogni goccia di quel liquido tanto vitale per noi, spense la fiamma che mi si era accesa in gola, facendo rilassare ogni parte del mio corpo.
Ma ancora un desiderio ardeva dentro di me, vivo più che mai, la voglia di Edward, delle sue mani del suo corpo.
“Non trovo parole per dirti quanto ti amo e quanto ti sono grata per tutto questo… ma conosco un modo per ringraziarti a dovere” dissi lasciando che il mio calice scivolasse sul letto.
Fu un attimo e mi ritrovai tra le sue braccia, pronta, ora più che mai, a dimostrare a mio marito tutto l’amore e la passione che realmente provavo per lui.
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Messaggio  ♥вєℓℓα ѕωαи 2и∂ тωιи♥ Lun Lug 27, 2009 6:59 pm

Eravamo abbracciati, stretti in mezzo al letto di rose, ripensavo alla scorsa notte, a quanto fosse stato bello, travolgente e passionale.
«Bella?» Edward mi chiamò destandomi dai miei pensieri.
«Si?».
«Dobbiamo alzarci, a breve arriveranno Gustavo e Kaure».
«Chi?».
«Non ricordi? I domestici, Kaure si era preoccupata per te quando ti aveva vista in mia compagnia, sospetta che io sia ciò che sono, e quando sei rimasta incinta ne è rimasta sconvolta, ricordi?».
Mi concentrai sui miei ricordi da umana…
«Si!... Ricordo… oh mamma si accorgerà del mio cambiamento, ora avrà paura anche di me», dissi sghignazzando.
Era una buona donna, si era preoccupata per me, quando non ce n’era bisogno, e ora mi avrebbe rivista, ma questa volta, anch’io ero come Edward. Mi alzai di malavoglia dal letto e m’infilai un pantaloncino e una canottiera, facemmo sparire le bottiglie e i bicchieri sporchi di sangue, non avrebbero reagito bene alla vista di quelli.
Pochi minuti dopo bussarono alla porta, e Edward andò ad aprire, la donna entrò guardandosi attorno, sembrava stesse cercando qualcosa, e dall’espressione che fece quando mi vide seduta sul divano, capii che l’oggetto delle sue ricerche ero io. I suoi occhi incrociarono i miei ed io sorrisi incoraggiante, Kaure sbiancò, mentre suo marito, Gustavo, come la volta precedente non fece una piega. Edward diede loro un paio di istruzioni in portoghese prima di venire a sedersi vicino a me.
«L’ho terrorizzata vero?». Chiesi un po’ dispiaciuta.
«Diciamo solo che non le fai più pena», disse sghignazzando.
Per tutto il tempo che i domestici restarono in casa noi, non ci muovemmo dal divano, feci zapping alla tv senza soffermarmi su nessun canale in particolare. Un’ora dopo quando se ne andarono mi sentì sollevata, mi dava fastidio essere guardata in quel modo, come se dovessi saltarle addosso da un momento all’altro.
«Finalmente», sospirai quando Edward si chiuse la porta alle spalle.
«E adesso cosa vuoi fare?». Mi chiese cingendomi con un braccio.
Ci pensai prima di rispondere, poi gli sorridergli in modo sensuale, capì subito e ridendo portò le sue labbra alle mie.
«Sei insaziabile…» disse.
«Di te, non mi sazierò mai…», furono le ultime parole che riuscii a dire prima di incatenarmi, ancora una volta, al corpo di Edward.

Trascorremmo i giorni successivi esplorando la foresta circostante, vidi uccelli dai mille colori, animali di ogni specie e genere, la vegetazione era fitta, colorata e profumatissima, mi dispiaceva davvero tanto tornare a casa, ma lì ad aspettarmi c’era mia figlia, la mia piccola Renesmee. Nonostante fosse stata la migliore seconda luna di miele che si potesse chiedere, mi mancava terribilmente. Diedi un ultimo sguardo all’isola mentre ci allontanavamo a bordo del motoscafo. Avrei portato dentro di me i ricordi di quei giorni bellissimi passati con Edward, per sempre, per l’eternità. Mi avvicinai al mio dolce angelo prendendolo per mano.
«Grazie» dissi solo, poggiando la testa sulla sua spalla, non mi disse nulla, posò solo un bacio tra i miei capelli.
Così ci preparammo a tornare dalla nostra famiglia.
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Messaggio  ♥вєℓℓα ѕωαи 2и∂ тωιи♥ Lun Lug 27, 2009 7:02 pm

Capitolo 27-Bella

Sfrecciavamo per le vie di Hannover silenziosi, mancava poco al nostro arrivo, non vedevo l’ora di stringere Renesmee tra le mie braccia, anche se sapevo che avrei dovuto aspettare qualche ora, era notte fonda e sicuramente lei, stavo dormendo.
“A che cosa pensi amore?” Mi domandò Edward vedendomi pensierosa.
“A nostra figlia, chissà come sarà cambiata in questi dieci giorni” risposi un po’ malinconica.
“Sì, ci ho pensato anch’io, ma è sempre la nostra piccola Renesmee” mi rispose sorridendo.
Parcheggiammo davanti alla villetta, per poi proseguire a piedi fino alla casa nello spiazzo.
Non corremmo, a passo lento e per mano, entrammo nella foresta, regnava un profondo silenzio, rotto solo dai rumori della natura, dopo pochi minuti cominciammo a intravedere la casa, istintivamente accelerai il passo e con me Edward, sicuramente ci avevano sentito.
Entrammo nell’enorme giardino che, a quanto pare, Esme aveva creato nei dieci giorni in cui non c’eravamo stati, come immaginavo, si erano accorti della nostra presenza ed erano tutti lì pronti ad aspettarci, assieme a loro, il clan di Denali al completo, a quanto pare avevano preso la loro decisione, chissà quale sarebbe stata.
“Bella!” Urlò Alice saltandomi in braccio.
“Mi sei mancata un sacco! Allora… a quanto ho visto vi siete divertiti eh?” Aggiunse dandomi una leggera gomitata nelle costole.
“Alice!” La rimbeccai.
“E dai sorellina, non fare la permalosa, sappiamo tutti cos’avete fatto” disse Jasper unendosi alla sua compagna.
Tutti? Alice aveva raccontato a tutti quello che Edward ed io avevamo passato sull’Isola? Questa me l’avrebbe pagata cara.
Alice si bloccò per un secondo prima di tornare tra noi.
“Bella, no ti prego, lo sai che è il mio passatempo preferito… non puoi!” Gridò disperata, evidentemente aveva visto le mie intenzioni.
“Oh si che posso, la figlia e mia, e tu, per il prossimo mese, ti sogni di vestirla e conciarla come una bambola” risposi ghignando.
“Ma non puoi! Dai scherzavo scusa!” Mi supplicò Alice.
“No…” mi voltai appena verso Rose.
“Da oggi, fino alla fine del mese, sarai solo tu a vestire Nessie, se lo fai fare anche ad Alice, la levo pure a te” dissi minacciosa.
“No no Bella farò attenzione! Che bello, grazie!” Urlò Rose saltellando sul posto, ad un’occhiata inceneritrice della sorella la smise, giustificandosi:
“Non puoi prendertela con me, tu sei andata a spifferare tutto in giro, non io”.
“Ma mi sembra che pure tu te la sia spassata Rosalie” rispose Alice incrociando le braccia al petto.
E così si erano divertiti tutti alle nostre spalle, e per di più davanti al clan di Denali, se fossi stata ancora umana, sarei sicuramente arrossita.
“Bene, in questo caso, nessuna di voi ha il permesso di avvicinarsi più a mia figlia” risposi stizzita.
Rose fece per controbattere ma la zitti con un mano, le voltai le spalle e mi diressi a salutare Esme e Carlisle assieme al clan di Denali.
“Oh cara ci siete mancati tanto” disse Esme abbracciandomi calorosamente.
“Ben tornati ragazzi” aggiunse Carlisle abbracciando me e dando una pacca sulla spalla ad Edward.
Sorrisi, era bello tornare in famiglia.
“Garret, Kate, Tanya, Carmen, Elazar è un vero piacere rivedervi, questo mi fa presupporre che abbiate preso la vostra decisione” disse Edward sorridendo.
“Salve ragazzi, ovviamente, siamo qui per questo motivo. Come se tu non lo sapessi già” rispose Elazar sorridendo.
“Bene, entriamo in casa” disse Carlisle avviandosi verso la nostra abitazione.
Varcando la porta di casa, aguzzai subito l’udito, per sentire il battito del cuore della mia bambina, a giudicare dal rumore lento e regolare che avvertivo, stava dormendo, ma non era sola, a quanto pare, Jake era tornato, il suo odore riempiva l’aria e il suo battito era ben udibile al di sopra di quello di Nessie.
Sorrisi, aveva ragione Edward, non avrei dovuto preoccuparmi, sapevo che non poteva stare lontano da lei più di tanto.
“Te l’avevo detto” mi sussurrò all’orecchio mio marito, di tutta risposta gli feci la linguaccia.
Ci accomodammo tutti in salotto.
“Bene, ragazzi, comunicateci la vostra decisione” disse Carlisle dando la parola al clan di Denali, fu Elazar a parlare.
“Dunque, Kate e Garret ci hanno informato di tutto ciò che è accaduto nei pochi giorni che sono stati qui, ovviamente il nostro mondo non può rimanere senza nessuno che lo governi e che si occupi di far rispettare la legge. Tuttavia, eravamo abbastanza titubanti, sappiamo che avremo sempre il vostro appoggio ma…” si fermò un attimo scrutando i nostri volti.
“Ma, non sappiamo come la pensino gli altri, c’erano molti devoti ai Volturi e altrettanti che li odiavano…” si intromise Garret.
“Abbiamo pensato che comunque, non sarebbe stato possibile metterli d’accordo tutti e quindi, accettiamo di buon grado la vostra proposta” completò Elazar sorridendo.
Ne fummo tutti molto felici.
“Bene, siamo contenti che abbiate accettato e, ovviamente, qualora avrete bisogno d’aiuto, non esitate a chiamarci, saremo lieti di schierarci dalla vostra parte, aiutandovi a far rispettare la legge” disse Carlisle.
La piccola riunione terminò così com’era iniziata, sapevamo che la notizia ci avrebbe messo poco ad arrivare alle orecchie di tutti quelli della nostra specie.
Dopo aver augurato loro un buon rientro, Edward ed io ci congedammo per andare da Renesmee.
Aprii piano la porta per non svegliarla, era sdraiata sul suo lettino, i boccoli, più lunghi di un centimetro e mezzo ricadevano delicati sul cuscino, la bocca era semi aperta e una guancia schiacciata sul cuscino, i lineamenti del suo viso erano mutati, meno fanciulleschi e più marcati, era cresciuta anche in altezza, scoprì piano il suo corpo, sollevando la coperta, almeno tre centimetri in più.
Sospirai per lo sconforto, mi ero persa più di quanto immaginassi, la ricoprii posandole un bacio sulla fronte.
Mi scostai appena per dare la possibilità anche a Edward di salutarla, s’inginocchiò davanti a lei, le accarezzò piano una guancia e sorridendo posò dei piccoli baci su ogni centimetro del suo volto.
“E’ cresciuta parecchio” sussurrò appena.
“Sì, ci siamo persi troppo…” dissi a malincuore.
Edward non disse nulla ma mi abbracciò, mi sedetti in mezzo alle sue gambe e passammo il resto della nottata a osservare nostra figlia, volevamo essere lì nel momento in cui avrebbe aperto gli occhi.
Passarono quattro ore prima che Renesmee si svegliasse, erano le otto in punto quando si stiracchiò e aprì gli occhi.
“Mamma papà siete tornati!” Gridò saltandoci addosso, la accogliemmo tra le nostre braccia ridendo.
“Ci sei mancata anche tu piccola” disse Edward sorridendo.
“Molto direi” aggiunsi accarezzandole i boccoli ramati.
Lei sorrise e ci strinse ancora di più a lei.
“Guarda cosa ti abbiamo portato” dissi estraendo la perla dalla tasca dei Jeans.
“E’ una perla che io e papà abbiamo trovato in mare, quando l’abbiamo vista, ci sei venuta subito in mente” aggiunsi porgendogliela.
“Ti piace?” Chiese Edward baciandole una guancia.
Lei se la girò un po’ tra le mani, la accarezzò delicatamente, osservandone ogni sfaccettatura.
“E’ bellissima… grazie” disse sorridendoci e stringendola al petto.
Subito dopo si alzò, la avvolse dentro un foulard per poi andarla a riporre nel cassetto del suo comodino, come se fosse un prezioso tesoro.
Si girò verso di noi:
“Mamma, papà, posso chiedervi una cosa?” Disse, nei suoi occhi vedevo un misto di preoccupazione e curiosità.
“Certo” risposi incuriosita, Edward alle mie spalle s’irrigidì, dalle sue labbra usci un ringhio soffocato, subito mi allarmai, cosa aveva letto nella mente di nostra figlia?
Non si lasciò distrarre dalla reazione di suo padre, ma si avvicinò a me posando una mano sulla mia pancia, poi l’orecchio, quando si tirò su disse:
“Mmm, mi sa che zio Jasper e zio Emmet si sbagliavano” disse pensierosa.
“Vuoi spiegare anche a me Renesmee?” Chiesi impaziente.
Sembrò riprendersi dai suoi pensieri.
“Quando ve ne siete andati, gli zii mi hanno detto che sareste tornati con una sorpresa per me, dicevano che avrei avuto un fratellino, che eravate andati a impegnarvi per… procrearlo…” mi spiegò tranquillamente.
Ora capivo il perché Edward si era irrigidito.
“Tesoro, se non sbaglio ti hanno detto anche altro, perché non ne metti la mamma al corrente?” Disse il mio angelo ghignando.
“O si” aggiunse mia figlia “mi hanno anche detto che era meglio che io non m’impegnassi con Jake per i prossimi sette anni, e zio Jasper ha aggiunto che un nipote lupo che puzza non lo vuole… quando ho chiesto spiegazioni, non me ne hanno date, poi è intervenuta nonna Esme che li ha cacciati dicendomi di non dargli retta” fece una pausa “ma sinceramente non ci ho capito molto, nessuno ha voluto spiegarmi, e quando ho chiesto a Jacob è sbiancato” terminò la frase sorridendo.
Ero senza parole, allibita, avevano detto tutto questo a mia figlia? Per giunta io non potevo più rimanere incinta e, dubitavo che una volta raggiunta la maturità, anche lei potesse.
Ora capivo perché Edward le aveva chiesto di raccontarmi, sapeva quale sarebbe stata la mia reazione.
Tuttavia non dissi nulla davanti a Renesmee, la presi in braccio e la portai in salotto dove, sul divano vidi Jacob che faceva zapping alla tv.
“Ben tornata Bella” disse venendomi in contro “Edward…” aggiunse con un cenno della testa.
“Buon giorno Nessie, affamata?” Chiese rivolto a mia figlia.
“Un po’” ammise.
“Andiamo ad abbattere qualche grosso cervo, ti va?” Chiese ridendo “o temi che ti batta di nuovo?”.
Aggiunse ghignando.
Mia figlia affilò lo sguardo.
“Mamma, papà, posso andare?” Chiese senza togliere gli occhi da Jake.
Edward ed io ci guardammo un attimo.
“Certo” dicemmo all’unisono.
La misi a terra e si diresse verso la porta con Jacob.
“Jacob?” Chiamai
“Si Bells?”.
“Grazie” dissi soltanto, ero sicura che capisse, non c’era bisogno d’aggiungere altro.
Sorrise.
“Avevo sbagliato, era il minimo che potessi fare” ricambiai il sorriso e li guardai uscire di casa.
Era tornato per stare con Nessie, e aveva capito che non era nostra la causa della morte di Leah, che aveva scelto lei di sacrificarsi in battaglia e che noi, le saremo stati eternamente grati.
“Edward, direi che è ora di far due chicchere con Emmett e Jasper”.
“Sono pienamente d’accordo amore” disse ghignando.
Nemmeno terminammo la frase che i nostri fratelli si materializzarono in salotto.
“Stavate parlando di noi?” Chiese Jasper.
“Sì, razza d’imbecilli, proprio di voi” dissi furiosa.
Jazz ed Emmett si guardarono con la coda dell’occhio.
“Oh oh” dissero assieme.
“Qualunque cosa vi abbia detto Nessie non è vera” dissero facendo un passo in dietro.
Vidi Edward alzare un sopraciglio e picchiettarsi un dito sulla testa.
“Non siete mai stati bravi a nascondere i vostri pensieri” disse ridendo.
Mi scagliai contro di loro che mi schivarono e cominciarono a scappare per tutta la casa.
“Se vi prendo, vi faccio a brandelli!! I grizzly sono più intelligenti di voi, ma come vi è venuto in mente di dire a mia figlia certe cose?!” Continuai a gridare inseguendoli.
“E dai Bella, alla fine l’abbiamo messa solo in guardia, non vogliamo nipotini che puzzano” disse Jasper continuando a schivarmi.
Li sentì ridere di gusto e questo mi fece andare ancora più in bestia.
Sapevo che quella era la mia famiglia, che lo sarebbe stata per sempre, e nonostante tutto, non avrei potuto desiderare di meglio.
Smisi di rincorrerli sapendo che comunque avrei avuto tutta l’eternità per fargliela pagare.
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Messaggio  ♥вєℓℓα ѕωαи 2и∂ тωιи♥ Lun Lug 27, 2009 7:07 pm

Epilogo-Renesmee

7 anni dopo
Fissavo la figura riflessa nello specchio, il suo corpo snello era fasciato da un lungo abito di seta bianco, i boccoli, morbidi e ramati ricadevano sul corpetto di pizzo, ero io, Renesmee Carlie Cullen.
Il tempo era volato, sette anni erano passati dalla caduta dei Volturi e, per fortuna, le cose da allora, erano andate molto bene.
Ero agitata, stavo per sposarmi con Jacob Black.
Sola nella mia camera continuavo a fissarmi nello specchio a muro, era tutto pronto, ma vedevo che io, non ero completa, mancava qualcosa...
Mi ricordai della perla che mamma e papà mi avevano portato da isola Esme, per l’occasione l’avevo fatta incastonare nel ferma capelli che, la mia dolce madre mi aveva regalato per il mio primo compleanno, sorrisi di quel ricordo.
Mi diressi verso il comodino ed estrassi il fazzoletto di seta rossa che lo avvolgeva, tornai verso lo specchio e lo incastrai nei miei boccoli, ecco, ora ero pronta anch’io.
Fuori ad aspettarmi avrei trovato un sacco di gente, c’era tutta la riserva, il branco di Sam, Jacob e Seth con il quale c’eravamo riavvicinati da poco più di un anno, ricordai il giorno in cui tornò, sorprendendoci, a farci visita.

Come sempre ero seduta fuori in giardino, i raggi del sole baciavano debolmente la mia pelle, che reagiva con un leggero bagliore.
Pensavo a Jake, lo amavo, ma ancora non gliel’avevo confessato, temevo che mi avrebbe respinta, o peggio ancora derisa.
Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro, non c’era nessuno, erano andati tutti a caccia e Jacob, stava facendo un giro di controllo attorno alla casa, da un po’ di tempo si era fissato che, un po’ di precauzione in più, non avrebbe guastato.
Sentii dei movimenti provenire dalla foresta, l’odore inconfondibile di licantropo mi arrivò alle narici, ma non era un odore a me famigliare.
Scattai in piedi mettendomi sulla difensiva, lo sentivo avvicinarsi ad ogni passo, fino a quando un grosso lupo non sbucò dalla foresta.
Vedendomi si bloccò un attimo, guardandosi attorno, come ad assicurarsi che fossi sola.
All’improvviso con uno scatto repentino si lanciò su di me, dalla mia gola uscì un piccolo grido di sorpresa, chiusi gli occhi preparandomi all’impatto che però, non avvenne.
Un altro lupo, più grosso e scuro del primo, entrò nel giardino scaraventandolo lontano da me, Jacob.
Ringhiò al suo avversario ma, quando quest’ultimo si girò a guardarlo, entrambi si bloccarono, che stava succedendo? E chi era questo licantropo?
Pochi secondi dopo, anche la mia famiglia arrivò davanti alla casa, mia madre si mise subito davanti a me per proteggermi, scoprendo i denti fece uscire dalla sua gola un ringhio minaccioso.
Mio padre, invece, sorrise al mio aggressore.
“Ciao Seth, che piacere rivederti” disse avvicinandosi al lupo.
Seth? Ma perché diavolo voleva attaccarmi?
“Sei impazzito forse? Perché hai cercato di aggredire mia figlia?!” Gridò mia madre dando voce ai miei pensieri.
“No tesoro, non voleva attaccarla, era solo felice di vederla e le stava correndo in contro” rispose mio padre cingendola per la vita.
In quel momento Seth riprese le sue sembianze umane e con lui anche Jacob, io, istintivamente mi coprì gli occhi dando a entrambi il tempo di infilarsi i pantaloncini.

Solo in seguito ci spiegò che era tornato perché gli eravamo mancati, era stato davvero dolcissimo, era grazie a lui se, Jacob ed io c’eravamo messi assieme.
Senza volerlo mi aveva svelato i sentimenti dell’amico, ponendo così fine alla mia agonia ed anche a quella di Jake.

“Allora ragazzi” esordì Seth appena le acque si furono calmate “come prosegue la vostra coppia? Cavolo Nessie, avrei voluto esserci quando Jake ti ha detto che eri l’oggetto del suo imprinting, come l’hai presa?” Chiese sorridendo.
Sbarrai gli occhi e spalancai la bocca, la stessa reazione che ebbe Jake.
“Hai appena assistito alla sua reazione cretino! Non le avevo detto ancora nulla!” Gridò tirandole uno scappellotto sul collo.

Sorrisi, era stato davvero buffo, io che mi preoccupavo tanto d’esser respinta, e lui che mi amava dal momento in cui venni al mondo.
Otto mesi dopo mi chiese di sposarlo, ed eccomi qui, sette mesi dopo la sua richiesta, pronta per andare all’altare, per congiungermi per sempre all’amore della mia vita, a colui che amavo al di sopra di tutto e tutti.
In tutto quel pensare non mi ero accorta che qualcuno si era avvicinato alla porta della mia stanza bussando.
“Vieni papà”.
Entrò, era perfetto come sempre, nel suo smoking nero che gli fasciava dolcemente tutto il corpo.
“Sei pronta?” Chiese sorridendomi.
Ero riuscita a cacciare dalla stanza le zie e la mamma, volevo stare un po’ da sola prima di affrontare tutte quelle persone, dovevo rilassarmi.
“Si” risposi con voce tremante, per quanto provassi a calmarmi il mio cuore, non ne voleva sapere di rallentare il suo folle ritmo.
Mio padre si avvicinò a me posandomi un bacio sulla fronte.
“Sei bellissima Nessie”.
Arrossì.
“Grazie papà” bofonchiai a bassa voce.
Mi porse il braccio ed io, poggiai la mia mano su di esso.
Lentamente mi diressi fuori dalla casa, uscendo dalla porta sul retro, sul giardino era stato steso un lunghissimo tappeto bianco che arrivava fino all’altare.
Tutt’intorno era pieno di fiori, fiocchi e ghirlande, zia Alice e zia Rose, mi attesero sulla porta per darmi il bouquet di girasoli che avevo scelto.
“E’ qui” mi sussurrò all’orecchio zia Alice.
Quella notizia mi emozionò moltissimo, nonna Reneè, era venuta al mio matrimonio, l’ultima volta che l’avevo vista, era al funerale di nonno Charlie, avevo espresso il desiderio di rivederla, ma, non mi era stato mai concesso, lei non sapeva la verità su di noi, e mia madre, non aveva mai voluto dirgliela.
Fino a quando…

Per l’ennesima volta avevo litigato con mia madre, non voleva che vedessi ne sentissi nonna Reneè, diceva che non sapeva nulla di noi e che mai avrebbe dovuto saperlo.
Ero chiusa in camera mia a piangere, mi sentivo tanto una bambina che faceva i capricci, ma era più forte di me, dovevo rivederla.
Mancavano solo due mesi al mio matrimonio, e mi dispiaceva tanto sapere che lei, non ci sarebbe stata.
Zia Alice bussò alla mia porta e senza attendere una mia risposta entrò, a una mia occhiata truce disse:
“Ho visto che m’invitavi a entrare” sbuffai, era davvero irritante, un padre che ti leggeva la mente, una zia che vedeva il futuro, anche se nel mio caso sentiva solo, io ero preclusa dalle sue visioni, meno male!
“Dimmi” dissi acida.
Si sedette accanto a me accarezzandomi i capelli.
“E’ una buona idea, e Edward ti appoggerà a pieno, non riesco ancora a vedere se ci sarà, ma tentar non nuoce” disse ammiccando e uscendo dalla stanza.
Mi strinsi le ginocchia al petto, avevo seriamente pensato di invitare nonna Reneè qui da noi, all’insaputa di mia madre, ma avevo intenzione di dirlo a mio padre, qualcuno dalla mia parte avrei pur dovuto averlo.
Così presi la decisione e mi diressi da mio padre.
“Papà?” Chiamai incerta, in un secondo mi fu accanto.
“Dimmi”.
“Posso parlarti un momento?”.
“Certo”.
Mi guardai attorno, c’era troppa gente, e troppe orecchie che potevano sentirci.
“In privato” aggiunsi.
Mi fissò intensamente, stava cercando di leggere nella mia mente, le chiusi le porte dei miei pensieri lanciandogli un’occhiataccia.
“Per una volta permetti che siano le mie parole a esporre i miei pensieri e non la mia mente?” Chiesi stizzita.
“Cosa mi tieni nascosto?” Chiese con tono inquisitore.
“Seguimi e vedrai!” Gli risposi prima di girargli le spalle e dirigermi nel bosco, quando fui certa che nessuno potesse sentirci gli esposi il mio piano.
Ascoltò tutto con molta attenzione e, alla fine, come zia Alice aveva previsto, accettò di aiutarmi.

Fu così che riuscimmo a organizzare l’incontro, povera nonna, non aveva reagito molto bene alla notizia, era svenuta e, quando si era ripresa, non aveva più spiccicato parola.
Per quello, saperla lì, seduta in mezzo alle persone a me più care, mi riempiva il cuore di gioia, lo stava facendo per me, la sua nipotina.
Quei pensieri mi avevano distratta a tal punto, da non accorgermi che la marcia nuziale era già iniziata, mio padre mi diede un leggero strattone mentre le zie facevano il loro ingresso con le fedi in mano.
Percorrevo la navata con passo lento ma deciso, scrutavo i volti di tutti gli invitati, mia madre in prima fila mi sorrideva radiosa, come tutta la mia famiglia, ma io, cercavo nonna Reneè con lo sguardo, fino a quando la vidi, era seduta in quarta fila, accanto a Phil, gli occhi gonfi di lacrime, lo sguardo ancora un po’ impaurito, ma era lì, davanti a me, fissandomi con occhi pieni d’amore.
Le sorrisi prima di distogliere l’attenzione da lei, e puntarla tutta su di lui, il mio amato non che futuro marito, Jacob Black.
Era bellissimo, lo smoking bianco, gli occhi puntati nei miei, profondi, a tal punto che mi parve di guardare la sua anima.
Feci gli ultimi tre scalini che mi portarono faccia a faccia con lui, mio padre baciò la mia mano prima di posarla in quella di Jake.
Lo guardai allontanarsi, per mettersi vicino alla mamma, non prima di sussurrare:
“Metto nelle tue mani una parte preziosa della mia vita”.
Sorrisi e subito gli occhi mi si riempirono di lacrime che riuscii a stento a ricacciare in dietro.
“Chi da questa ragazza in sposa?” Chiese il prete rivolgendosi agli invitati.
“Io” la voce di mio padre risuonò in tutto il giardino come un grido d’orgoglio e trionfo.
Strinsi più forte la mano di Jacob e, voltandomi verso di lui, mi preparai a diventare la signora Renesmee Carlie Black.
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