My Twilight-Family
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

dodicesimo capitolo(twilight)

2 partecipanti

Andare in basso

dodicesimo capitolo(twilight) Empty dodicesimo capitolo(twilight)

Messaggio  ♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 2и∂ тωιи♥ Gio Mag 28, 2009 10:22 pm

12. Complicazioni

Io e Bella camminammo silenziosamente verso biologia. In quel momento stavo cercando di concentrarmi su me stesso, sulla ragazza accanto a me, su ciò che era reale e concreto, su qualsiasi cosa avesse tenuto fuori dalla mia mente le subdole, insignificanti visioni di Alice.
Superammo Angela Weber, che indugiava nel corridoio, discutendo di un compito con un ragazzo della sua classe di trigonometria. Analizzai i suoi pensieri in modo frettoloso, aspettandomi ancora più delusione, solo per rimanere sorpreso dal loro corso malinconico.
Ah, c'era qualcosa che Angela voleva. Sfortunatamente, non era qualcosa che potesse essere facilmente incartato come un regalo.
Per un momento mi sentii stranamente sereno, sentendo il desiderio impossibile di Angela. Una sensazione di somiglianza che Angela non avrebbe mai saputo che avessi provato, e in un secondo, fui una cosa sola con la gentile ragazza umana.
Era stranamente confortante sapere che non ero l'unico che stesse vivendo una tragica storia d'amore. Di cuori spezzati ce n'erano ovunque.
Nell'istante dopo, mi sentii improvvisamente e perfettamente irritato. Poiché la storia di Angela non doveva essere tragica. Lei era umana e lui era umano e la differenza tra di loro, così insormontabile nella sua mente, era ridicola, veramente ridicola in confronto alla nostra situazione. Non vi era senso per il suo cuore spezzato. Quanta tristezza sprecata, quando non vi era una valida ragione per lei di stare con chi voleva. Perché non avrebbe potuto avere ciò che desiderava? Perché la sua storia non avrebbe dovuto avere un lieto fine?
Volevo farle un regalo... Beh, le avrei dato ciò che voleva. Non sarebbe stato poi così difficile, conoscendo ciò che conoscevo sulla natura umana. Setacciai la coscienza del ragazzo accanto a lei, l'oggetto del suo affetto, e non sembrò avverso, era imbarazzato dalle sue stesse difficoltà. Disperato e rassegnato, il modo in cui si sentiva lei.
Tutto ciò che avrei dovuto fare era pianificare il suggerimento...
Il piano si formò con semplicità, il copione si scrisse da solo senza nessun aiuto da parte mia. Avrei avuto bisogno dell'assistenza di Emmett, coinvolgerlo sarebbe stata l'unica reale difficoltà. La natura umana era molto più facile da manipolabile rispetto quella dei vampiri.
Ero soddisfatto della mia soluzione, del mio regalo per Angela. Era un bel diversivo per i miei problemi. Magari fossero stati i miei a risolversi così facilmente.
Il mio umore migliorò di un po' mentre Bella ed io prendevamo posto. Forse avrei dovuto essere ottimista. Forse lì fuori per noi vi era una qualche soluzione che mi stava evitando, nel modo in cui l'evidente soluzione era invisibile per Angela. Improbabile... Ma perché passare il tempo disperarmi? Non aveva molto tempo da sprecare quando si parlava di Bella. Ogni secondo era importante.
Il professor Banner entrò spingendo un vecchio televisore con il videoregistratore. Stava omettendo una parte in cui non era particolarmente interessato – i disturbi genetici – mostrando un film per i prossimi tre giorni. Lorenzo's Oil non era un brano pieno di gioia, ma non fermò l'eccitazione dell'aula. Niente appunti, nessun materiale per il test. Tre giorni liberi. Gli umani esultarono.
Comunque non mi importava. Non avevo programmato altro che prestare ogni attenzione a Bella.
Oggi non spinsi la mia sedia lontano dalla sua, per darmi lo spazio di respirare. Al contrario, mi sedetti vicino a lei come un qualsiasi altro umano avrebbe fatto. Più vicino di quanto lo eravamo stati nella mia macchina, vicino abbastanza che il lato sinistro del mio corpo fu sommerso dal calore della sua pelle.
Era una strana esperienza, sia divertente sia da tensione nervosa, ma lo preferivo allo stare seduto con un tavolo a separarci. Ero più di quanto fossi abituato, eppure mi resi conto che non era abbastanza. Non ero soddisfatto. Stare vicino a lei mi faceva solo desiderare di esserlo ancora di più. Più mi avvicinavo più il richiamo diventava più forte.
L'avevo accusata di essere una calamita per le catastrofi. Proprio ora, sembrò letteralmente la verità. Io ero il pericolo, e la sua attrazione cresceva in forza, per ogni centimetro che mi permettevo di avvicinarmi.
E poi il professor Banner spense le luci.
Fu strano che provocò molta differenza, considerando che la mancanza di luce significava poco per i miei occhi. Potevo vedere perfettamente come prima. Era chiaro ogni dettaglio della stanza.
Allora perché l'improvvisa scossa di elettricità nell'aria, nel buio che per me non era poi così buio? Era perché sapevo che ero l'unico a poter vedere chiaramente? Che sia io che Bella eravamo invisibili per gli altri? Come fossimo soli, soltanto noi due, nascosti nella stanza buia, seduti così vicini l'una all'altro...
Ritirai la mia mano con violenza, incrociando le braccia strette sopra il mio petto e tenendo chiuse le mani. Niente errori. Mi ero promesso che non avrei fatto sbagli, non importa quanto sembrassero minuscoli. Se le avessi tenuto la mano, avrei voluto molto di più, un altro insignificante tocco, un altro movimento per avvicinarmi a lei. Non potevo provare quelle sensazioni. Un nuovo tipo di desiderio crebbe in me, tentando di dominare il mio controllo.
Nessuno sbaglio.
Bella incrociò le braccia al sicuro sul suo petto, e le sue mani si appallottolarono in pugni, come le mie.
Cosa stai pensando? Stavo morendo dalla voglia di sussurrarle, ma l'aula era troppo silenziosa per fare una conversazione bisbigliata.
Il film iniziò, illuminando un poco l'oscurità. Bella mi lanciò un'occhiata. Si accorse della posizione rigida del mio corpo – proprio come il suo – e sorrise. Le sue labbra si divisero leggermente, e i suoi occhi sembrarono pieni di caldi inviti.
O forse vedevo ciò che desideravo vedere.
Sorrisi di rimando; il suo respiro s'impigliò in un basso ansimo e spostò velocemente lo sguardo.
Fu peggio. Non conoscevo i suoi pensieri, ma fui all'improvviso sicuro di aver avuto ragione prima, e che lei voleva che la toccassi. Sentiva come me questo pericoloso desiderio.
Tra il suo corpo e il mio, ronzava l'elettricità.
Non si mosse per tutta l'ora, mantenendo la sua rigida, controllata posizione mentre io tenevo la mia. Di tanto in tanto avrebbe sbirciato ancora verso di me, e la corrente mi avrebbe scosso con un colpo improvviso.
L'ora passò, lentamente, anche se non abbastanza lentamente. Questa era una novità, avrei potuto rimanere così seduto accanto a lei per giorni, solo per avere una completa esperienza della sensazione.
Ebbi una dozzina di diverse conversazioni con me stesso mentre i minuti passavano, lottando razionalmente contro il desiderio, mentre cercavo di trovare una qualche giustificazione per toccarla.
Infine, il professor Banner accese di nuovo le luci.
Nella luce luminosa e fluorescente, l'atmosfera dell'aula ritornò alla normalità. Bella sospirò e si stiracchiò, piegando le dita. Doveva essere stato spiacevole per lei trattenere quella posizione tanto a lungo. Era stato più facile per me, l'immobilità veniva in modo naturale.
Ridacchiai all'espressione sollevata del suo viso. “Beh, interessante.”
“Mmm,” mormorò, intuendo chiaramente a cosa mi stessi riferendo, ma non esprimendo commenti. Cosa avrei dato per sentire cosa stava proprio ora pensando.
Sospirai. Nessuna quantità di speranza avrebbe aiutato.
“Andiamo?” chiesi, alzato.
Fece una smorfia e si mise instabile in piedi, le sue mani si aprirono come fosse spaventata di cadere.
Avrei potuto offrirle una mano. O avrei potuto posizionare la stessa mano sul suo gomito, appena leggermente, per metterla in equilibrio. Di sicuro non sarebbe stata una grande infrazione...
Nessun errore.
Rimase silenziosa mentre camminavamo verso la palestra. La ruga era evidente tra i suoi occhi, un segno che era immersa nei suoi pensieri. Anche io stavo pensando profondamente.
Un tocco alla sua pelle non l'avrebbe danneggiata, lottava il mio lato egoista.
Avrei potuto facilmente moderare la pressione della mia mano. Non era tanto difficile, purché mantenessi un controllo fermo. I miei sensi tattili erano meglio sviluppati di quelli umani. Avrei potuto fare il giocoliere con una dozzina di coppe di cristallo senza romperne nessuna; avrei potuto accarezzare una bolla di sapone senza farla scoppiare. Finché mantenevo un fermo controllo...
Bella era come una bolla di sapone, delicata ed effimera. Temporanea.
Per quanto sarei stato capace di giustificare la sua presenza nella mia vita? Quanto tempo avevo? Avrei avuto un'altra possibilità come questa, come questo momento, come questo secondo? Non sarebbe sempre arrivata tra le mie braccia...
Bella si voltò verso di me alla porta della palestra, e i suoi occhi si spalancarono all'espressione del mio viso. Non parlò. Mi osservai nel riflesso dei suoi occhi e vidi il conflitto che imperversava dentro di me. Vidi il mio viso cambiare mentre la mia parte migliore perdeva il dibattito.
La mia mano si sollevò senza un comando volontario. Gentilmente, come fosse fatta del più sottile dei cristalli, come se fosse stata delicata come una bolla, le mie dita accarezzarono la calda pelle che ricopriva le sue guance. Riscaldò il mio tocco, e riuscii a sentire la pulsazione del suo sangue accelerare sotto la sua pelle limpida.
Basta, mi ordinai, sebbene la mia mano stesse desiderando di modellarsi sul lato del suo viso. Basta.
Fu difficile allontanare la mano, evitare che mi avvicinassi di più di quanto già non lo fossi. In un istante un milione di diverse possibilità mi attraversarono la mente, un milione di differenti modi di toccarla. La punta del mio dito che tracciava la forma delle sue labbra. Il mio palmo che si poggiava contro il suo mento. Togliendo le forcine dei suoi capelli e lasciando che si spargessero sulla mia mano. Le mie braccia attorno alla sua vita, stringendola stretta contro il mio corpo.
Basta.
Mi sforzai di voltarmi, di allontanarmi da lei. Il mio corpo si mosse rigido, controvoglia.
Lasciai che la mia mente indugiasse indietro per guardarla mentre mi allontanavo velocemente, quasi correndo dalla tentazione. Catturai i pensieri di Mike Newton – erano i più rumorosi – mentre osservava Bella superarlo dimentica, i suoi occhi offuscati e le sue guance rosse. Lui s'infiammò e improvvisamente nella sua mente il mio nome si mischiò alle imprecazioni; non riuscii ad evitare di sogghignare leggermente in risposta.
La mia mano stava fremendo. La contrassi e la piegai in un pugno, ma continuò a pizzicare senza dolore.
No, non l'avevo ferita, ma toccarla era stato un errore.
Sembrava come se il fuoco, come se il bruciore della sete nella mia gola si fosse diffuso nel mio intero corpo.
La prossima volta che mi sarei avvicinato a lei, sarei stato capace di fermarmi dal toccarla ancora? E se l'avessi toccata ancora, sarei stato capace di fermarmi e basta?
Niente più errori. Era così. Assapora il ricordo, Edward, mi dissi torvo, e tieni le mani a posto. Questo, o avrei dovuto costringermi a partire... da qualche parte. Perché non potevo permettermi di avvicinarmi a lei per commettere altri sbagli.
Presi un respiro profondo e cercai di regolare i miei pensieri,
Emmett mi raggiunse fuori l'edifico di Inglese.
“Hey, Edward.” Ha un aspetto migliore. Strano, ma migliore. Felice.
“Hey, Em.” Sembravo felice? Supposi che, a parte il caos nella mia mente, mi sentivo così.
Tieni la bocca chiusa, ragazzo. Rosalie vuole strapparti la lingua.
Sospirai. “Mi spiace averti lasciato ad affrontare tutto questo. Sei arrabbiato con me?”
“Nah. Le passerà. Doveva succedere comunque.” Con quello che ha visto arrivare Alice...
Le visioni di Alice non era qualcosa a cui avrei voluto pensare proprio adesso. Fissai lontano, i denti stretti.
Mentre cercavo una distrazione, colsi la vista di Ben Cheney che entrava nell'aula di Spagnolo davanti a noi. Ah, c'era la possibilità che facessi il regalo ad Angela.
Smisi di camminare e afferrai il braccio di Emmett. “Aspetta un secondo.”
Che succede?
“Lo so che non lo merito, ma potresti comunque farmi un favore?”
“Quale?” chiese, curioso.
Sussurrando – ad una velocità che avrebbe reso, per un umano, le parole incomprensibili, non importava se fossero state pronunciare ad alta voce – gli spiegai quello che volevo.
Mi fissò privo d'espressione quando finii, i suoi pensieri assenti come il suo viso.
“Quindi?” Sbottai. “Mi aiuterai?”
Gli ci volle un minuto per rispondere. “Ma, perché?”
“Andiamo, Emmett. Perché no?”
Chi sei tu e cosa hai fatto di mio fratello?
“Non eri tu quello che si lamentava della scuola per tutto il tempo? Questo è qualcosa di leggermente diverso, no? Consideralo un esperimento, un esperimento della natura umana.”
Mi fissò per un altro momento primo di rispondere. “Beh, questo è diverso, te lo concedo... Okay, va bene.” borbottò Emmett e poi fece spallucce. “Ti aiuterò.”
Gli sorrisi, sentendomi più eccitato del mio piano adesso che anche lui era a bordo. Rosalie era una sofferenza, ma le sarei sempre stato debitore per aver scelto Emmett; nessuno aveva un fratello migliore del mio.
Emmett non aveva bisogno di esercitarsi. Sussurravo le sue battute una dopo l'altra in un bisbiglio mentre camminavamo verso l'aula.
Ben era già seduto al suo posto dietro di me, mentre raggruppava i suoi compiti da consegnare. Emmett ed io ci sedemmo e facemmo la stessa cosa. L'aula non era ancora in silenzio; il mormorio delle sommesse conversazione sarebbe continuato finché la professoressa Goff non avesse richiamato l'attenzione. Non aveva fretta, stava valutando i questionari della scorsa lezione.
“Dunque,” disse Emmett, la sua voce più alta del necessario, come stesse davvero parlando solo con me. “Hai ancora chiesto ad Angela Weber di uscire?”
All'improvviso il rumore del fruscio della carta si fermò mentre Ben s'immobilizzava, la sua attenzione inchiodata alla nostra conversazione.
Angela? Stanno parlando di Angela?
Bene. Avevo il suo interesse.
“No,” dissi, scuotendo la testa lentamente per apparire pieno di rammarico.
“Perché no?” improvvisò Emmett. “Sei un pollo?”
Gli feci una smorfia. “No. Ho sentito che è interessata ad un altro.”
Edward Cullen aveva intenzione di chiedere ad Angela di uscire? Ma... No. Non mi piace. Non voglio che si avvicini a lei. Non è... adatto per lei. Non è... prudente.
Mi ero aspettato quella cortesia, l'istinto protettivo. Avevo pensato alla gelosia. Ma qualsiasi altra cosa funzionava.
“Hai intenzione di lasciarti fermare da questo?” chiese Emmett sdegnoso, improvvisando di nuovo. “Non sei pronto per la competizione?”
Gli lanciai uno sguardo torvo, ma mi adattai a quello che mi diede. “Guarda, penso proprio che gli piaccia questo tizio, Ben. Non ho intenzione di convincerla in altro modo. Ci sono altre ragazze.”
La reazione della sedia dietro di me fu elettrica.
“Chi?” chiese Emmett, tornando al copione.
“La mia compagna di laboratorio ha detto che è un ragazzo chiamato Cheney. Non sono sicuro di chi sia.”
Trattenni un sorriso. Solo gli arroganti Cullen avrebbero potuto fingere di non conoscere ogni studente di questa piccola scuola.
La mente di Ben stava vorticando dallo shock. Me? Al di sopra di Edward Cullen? Ma perché dovrei piacerle?
“Edward,” mormorò Emmett in tono più basso, ruotando gli occhi verso il ragazzo. “E' proprio dietro di te,” dichiarò, in modo così evidente che l'umano avrebbe potuto facilmente leggere le parole.
“Oh,” mormorai di rimando.
♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 2и∂ тωιи♥
♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 2и∂ тωιи♥
semi-esperto
semi-esperto

Numero di messaggi : 354
Data d'iscrizione : 14.05.09
Età : 31
Località : Reggio Emilia

Torna in alto Andare in basso

dodicesimo capitolo(twilight) Empty 2 parte

Messaggio  ♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 2и∂ тωιи♥ Gio Mag 28, 2009 10:23 pm

Mi voltai e lanciai un'occhiata al ragazzo dietro di me. Per un secondo, gli occhi neri dietro gli occhiali si spaventarono, ma poi s'irrigidì e raddrizzò le strette spalle, offeso dalla mia chiara disprezzante valutazione. Sporse in fuori il mento e un fulmine di rabbia oscurò la sua pelle color oro.
“Huh,” dissi con arroganza mentre mi voltavo verso Emmett.
Pensa di essere meglio di me. Ma Angela non lo pensa. Glielo dimostrerò...
Perfetto.
“Comunque non hai detto che portava Yorkie al ballo?” Chiese Emmett, sbuffando al nome del ragazzo che molti disprezzavano per la sua goffaggine.
“Apparentemente è stata una decisione di gruppo.” Volevo essere sicuro che a Ben fosse chiaro. “Angela è timida. Se B... beh, se un ragazzo non ha il coraggio di chiederle di uscire, lei non lo chiederà mai a lui.”
“Ti piacciano le ragazze timide,” disse Emmett, ritornando ad improvvisare. Ragazze silenziose. Ragazze come... uhm, non so. Forse Bella Swan?
Gli sorrisi. “Esattamente.” Poi ritornai alla recita. “Forse Angela si è stancata di aspettare. Forse le chiederò per il ballo.”
No, non lo farai, pensò Ben, sistemandosi sulla sedia. Perché è tanto più alta di me? Se a lei non importa, neppure io me ne preoccuperò. E' la più carina, la più intelligente, la più bella ragazza in questa scuola... e mi vuole.
Mi piaceva questo Ben. Sembrava allegro e di buon senso. Forse anche degno di una ragazza come Angela.
Alzai il pollice verso Emmett sotto il banco, mentre la professoressa Goff si alzava e salutava la classe.
Okay, lo ammetto... è stato divertente, pensò Emmett.
Sorrisi tra me e me, contento che fossi stato capace di aver formato il lieto fine di una storia d'amore. Ero sicuro del fatto che Ben mi avrebbe seguito, e Angela avrebbe ricevuto il mio regalo anonimo. Il mio debito era stato saldato.
Com'erano sciocchi gli umani, a lasciare che sei centimetri di altezza sconfiggessero la loro felicità.
Il mio successo mi mise di buon umore. Sorrisi di nuovo mentre sistemavo la sedia e mi preparavo per il divertimento. Dopo tutto, Bella aveva puntualizzato a pranzo, non l'avevo mai vista in azione in palestra prima d'ora.
I pensieri di Mike furono i più semplici da puntare nel chiacchiericcio di voci che affollavano la palestra. La sua mente era diventata familiare nelle ultime settimane. Con un sospiro, mi rassegnai ad ascoltare attraverso di lui. Almeno potevo star sicuro che avrebbe prestato attenzione a Bella.
Arrivai appena in tempo per sentirlo offrirsi come suo compagno di badminton; mentre pensava alla proposta, un altro tipo di compagnia gli passò per la mente. Il mio sorriso svanì, strinsi i denti, e dovetti ricordarmi che l'assassinio di Mike Newton non era una scelta ammissibile.
“Grazie, Mike... lo sai che non sei costretto, eh?”
“Non preoccuparti, ti starò lontano.”
Si sorrisero, e i flash di numerosi incidenti, sempre connessi a Bella, attraversarono la mente di Mike.
Mike all'inizio giocò da solo, mentre Bella esitava sul retro del campo, tenendo la sua racchetta guardingna, come se fosse una specie di arma. Poi l'allenatore Clapp passeggiò vicino e ordinò a Mike di lasciar giocare Bella.
Oh-oh, pensò Mike mentre Bella si muoveva in avanti con un sospiro, tenendo la sua racchetta con un'angolatura maldestra.
Jennifer Ford servì il birdie direttamente verso Bella con un compiacimento contorto nei suoi pensieri. Mike vide Bella barcollare, agitando la sua racchetta metri lontana dall'obiettivo, e si affrettò per salvare il volo.
Osservai allarmato la traiettoria della racchetta di Bella. Abbastanza abilmente, colpì la rete tesa e saltò verso di lei, picchiandola sulla fronte prima di girare per colpire il braccio di Mike con un sonoro sbang.
Oh-oh. Ungh. Mi lascerà un livido.
Bella si stava massaggiando la fronte. Era difficile stare seduto al mio posto, sapendo che era ferita. Ma cosa avrei potuto fare, se fossi stato lì? E non sembrava essere niente di serio... Esitai, guardando. Se intendeva continuare a cercare di giocare, sarei andato a preparare una scusa per allontanarla dalla lezione.
L'allenatore rise. “Mi spiace, Newton.” Quella ragazza è la peggiore portatrice di sfortuna che abbia mai visto. Non dovrei imporla agli altri...
Girò la schiena di proposito e si mosse per guardare un'altra partita così che Bella sarebbe potuta tornare a ricoprire il suo ruolo da spettatrice.
Ahi, pensò di nuovo Mike, massaggiandosi il braccio. Si voltò verso Bella. “Stai bene?”
“Sì, e tu?” chiese timidamente, arrossendo.
“Credo che lo sopporterò.” Non voglio sembrare un bambino che frigna. Ma, dio, fa male! Mike ruotò il suo braccio, sussultando.
“Starò proprio qui dietro,” disse Bella, imbarazzata e dispiaciuta piuttosto che addolorata. Forse Mike avrebbe avuto la peggio. Di certo lo speravo. Almeno lei non avrebbe più giocato. Teneva la racchetta attentamente dietro la sua schiena, gli occhi pieni di rimorso... Dovetti camuffare con la tosse un'altra risata.
Cosa c'è di divertente? Voleva sapere Emmett.
“Te lo dico più tardi,” mormorai.
Bella non si azzardo a entrare di nuovo nel gioco. L'allenatore la ignorò e lasciò che Mike giocasse da solo.
Alla fine dell'ora finii come il vento il quiz, e la professoressa Goff mi lasciò andare prima. Stavo ascoltando attentamente Mike mentre camminavo attraverso il campus. Aveva deciso di affrontare Bella a proposito di me.
Jessica giura che escono insieme. Perché? Perché ha dovuto scegliere lei?
Non riconosceva il reale fenomeno, e cioè che lei aveva scelto me.
“E allora.”
“Allora cosa?” chiese lei.
“Tu e Cullen, eh?” Tu e quel mostro. Beh, se un ragazzo ricco è tanto importante per te...
Strinsi i denti alla sua degradante ipotesi.
“Non è affar tuo, Mike.”
Sulla difensiva. Dunque è vero. Merda. “Non mi piace.”
“Non è che debba piacere a te,” sbottò.
Perché non riesce a capire che è un'attrazione da circo? Come tutti loro. Il modo in cui la fissa. Guardare mi da i brividi. “Ti guarda come se fossi... qualcosa da mangiare.”
Mi rannicchiai, aspettando la sua risposta.
Il suo viso diventò di un rosso brillante, e strinse le labbra come se stesse trattenendo il respiro. Poi, improvvisamente, una risatina esplose sulla sua bocca.
Adesso sta ridendo di me. Grande.
Mike si voltò, i pensieri astiosi, e vagabondò per andare a cambiarsi.
Mi appoggiai contro il muro della palestra e tentai di ricompormi.
Come poteva aver riso delle accuse di Mike, così esplicitamente bersagliata tanto che stavo iniziando a preoccuparmi che Forks stesse diventando troppo consapevole... Perché avrebbe riso all'ipotesi che avrei potuto ucciderla, quando sapeva che era completamente la verità? Dove era l'umorismo?
Cosa c'era di sbagliato in lei?
Aveva un macabro senso dell'umorismo? Non calzava con la mia idea del suo carattere, ma come avrei potuto esserne sicuro? O forse il mio sogno ad occhi aperti del frivolo angelo era vero per un solo particolare, e cioè che non aveva il senso della paura. Coraggiosa, era la parola giusta. Altri avrebbero detto stupida, ma io sapevo quanto era sveglia. Non importava la ragione, comunque, questa mancanza di paura o di contorto senso dell'umorismo non era un bene per lei. Qual era la strana mancanza che la metteva costantemente in pericolo? Forse qui avrebbe avuto sempre bisogno di me..
Proprio per quello, il mio umore si risollevò.
Se potevo disciplinarmi, rendermi prudente, forse allora sarebbe stato giusto stare con lei.
Quando camminò verso la porta della palestra, le spalle erano tese e il suo labbro inferiore era di nuovo tra i denti, un segno di ansia. Ma appena i suoi occhi incontrarono i miei, le sue spalle rigide si rilassarono e un ampio sorriso le attraversò il volto. Era una strana tranquilla espressione. Camminò verso di me senza esitazione, fermandosi soltanto quando fu così vicina che il calore del suo corpo si schiantava su di me come un'onda di alta marea.
“Ciao,” sussurrò.
La felicità che sentii in quel momento fu, di nuovo, senza precedenti.
“Ciao,” dissi, e poi – poiché il mio umore si era talmente alleggerito che non riuscii a resistere dal prenderla in giro – aggiunsi, “Com'è andata in palestra?”
Il suo sorriso tentennò. “Bene.”
Era una bugiarda mediocre.
“Davvero?” Chiesi, sul punto di tirar fuori il problema – ero ancora preoccupato per la sua testa; le faceva male? – i pensieri di Mike Newton erano così rumorosi che ruppero la mia concentrazione.
Lo odio. Spero che muoia. Spero che guidi quella macchina lucida giù per un dirupo. Perché non può solo lasciarla sola? Attaccati a quelli della tua specie, ai mostri.
“Che c'è?” domandò Bella.
I miei occhi si rifocalizzarono sul suo viso. Osservò la schiena di Mike che si stava allontanando, e poi di nuovo verso di me.
“Newton inizia a darmi sui nervi,” ammisi.
Restò a bocca aperta, e il suo sorriso sparì. Doveva aver dimenticato che avevo avuto il potere di guardare i suoi disastri all'ultima ora, o sperava che non li avessi utilizzati.
“Non dirmi che ti sei rimesso ad ascoltare.”
“Come va la testa?”
“Sei incredibile!” disse attraverso i denti, e poi si voltò lontano da me e camminò furiosamente verso il parcheggio. La sua pelle si era colorata di un rosso scuro, era imbarazzata.
Mantenni il suo passo, sperando che la sua rabbia passasse presto. Di solito era veloce a perdonarmi.
“Sei stata tu a incuriosirmi,” spiegai “hai detto che non ti avevo mai visto in palestra.”
Non rispose; corrugò le sopracciglia.
Si fermò improvvisamente nel parcheggio quando realizzò che la mia auto era bloccata da una folla di studenti maschi.
Chissà quanto possono andare veloci con questa cosa...
Guarda il cambio. Non ho mai visto niente del genere fuori da un negozio...
Belli i cerchioni...
Di sicuro spero di trovare in giro sessanta mila dollari...
Questo era esattamente il motivo per cui Rosalie poteva usare la sua macchina solo fuori città.
Mi feci largo tra la calca di avidi ragazzi vicino la mia auto; dopo un secondo di esitazione, Bella mi seguì.
“Appariscente,” mormorai mentre saltava su.
“Che macchina è?” chiese.
“Una M3.”
Si accigliò. “Tradotto per i comuni mortali?”
“Una BMW.” Alzai gli occhi al cielo e poi mi concentrai per uscire dal parcheggio senza stirare nessuno. Dovetti bloccare lo sguardo su un paio di ragazzi che non sembravano volessero spostarsi. L'incontro per mezzo secondo con il mio sguardo sembrò essere abbastanza da convincerli.
“Sei ancora arrabbiata?” Le chiesi. Il suo cipiglio si era rilassato.
“Assolutamente sì,” rispose breve.
Sospirai. Forse non avrei dovuto riprendere il discorso. Oh beh. Potevo cercare di rimediare, supposi. “Se chiedo scusa mi perdoni?”
Ci pensò per un momento. “Forse... se sei sincero,” decise. “E in più se prometti che non lo rifarai.”
Non avevo intenzione di mentirle, e non c'era possibilità che acconsentissi a quello. Forse se le avessi offerto uno scambio differente.
“E se sarò sincero e in più ti lascerò guidare sabato?” mi ritrassi internamente al pensiero.
La ruga tornò in vita tra i suoi occhi mentre considerava il nuovo accordo. “Aggiudicato,” disse dopo averci pensato per un momento.
Adesso le mie scuse... Non avevo mai cercato prima d'ora di incantare Bella di proposito, ma ora sembrava il momento giusto. Mi immersi nei suoi occhi mentre guidavo lontano da scuola, pensando se stessi facendo tutto giusto. Usai il mio tono persuasivo.
“Bene, mi dispiace molto di averti fatta arrabbiare.”
Il suo battito rimbombò più forte di prima, e il ritmo fu improvvisamente staccato. I suoi occhi si spalancarono, sembrando un po' intontiti.
Feci un mezzo sorriso. Sembrava che avesse funzionato. Certo, adesso stavo anche avendo un po' di problemi ad allontanarmi dai suoi occhi. Incantati allo stesso modo. Fu un bene che avessi memorizzato la strada.
“E sarò sulla soglia di casa tua sabato mattina presto,” aggiunsi, concludendo l'accordo.
Ammiccò velocemente, scuotendo la testa come per schiarirsi le idee. “Uhm,” disse, “una misteriosa Volvo sul vialetto non ci aiuterà di certo, con Charlie.”
Ah, quanto poco ancora mi conosceva. “Non ho detto che verrò in auto.”
“Ma come...” iniziò a chiedere.
La interruppi. La risposta sarebbe stata difficile da spiegare senza una dimostrazione, e adesso non era il momento. “Non preoccuparti. Ci sarò, senza macchina.”
Piegò la testa da un lato, e per un momento sembrò che avesse intenzione di insistere, ma poi sembrò cambiare idea.
“'Più tardi' è arrivato?” chiese, ricordandomi della nostra conversazione incompiuta oggi a mensa; aveva lasciato correre su una domanda difficile solo per ritornare ad un'altra più interessante.
“Pensavo fosse più tardi,” acconsentii di controvoglia.
Parcheggiai di fronte casa sua, teso mentre cercavo di pensare a come spiegare... senza rendere la mia mostruosa natura troppo evidente, senza spaventarla di nuovo. O era sbagliato? Minimizzare il mio lato oscuro?
Aspettò con la stessa maschera di educato interesse che aveva indossato a pranzo. Se fossi stato meno ansioso, la sua irragionevole calma mi avrebbe fatto ridere.
“Vuoi ancora sapere perché non ti posso portare a caccia?” chiesi.
“Beh, più che altro mi chiedevo il perché della tua reazione,” rispose.
“Non ti ho spaventata?” Chiesi, sicuro che avrebbe negato.
“No.”
Cercai di non sorridere, e fallii. “Ti chiedo perdono per averti terrorizzata.” E poi il sorriso svanì con l'umorismo momentaneo. “E' stato soltanto il pensiero della tua presenza... durante la caccia.”
“Non sarebbe il caso?”
L'immagine mentale era troppo... Bella, così vulnerabile nella spoglia oscurità; me stesso, fuori controllo... Cercai di scacciarlo dalla mia mente. “Nemmeno per scherzo.”
“Perché?”
♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 2и∂ тωιи♥
♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 2и∂ тωιи♥
semi-esperto
semi-esperto

Numero di messaggi : 354
Data d'iscrizione : 14.05.09
Età : 31
Località : Reggio Emilia

Torna in alto Andare in basso

dodicesimo capitolo(twilight) Empty 3 parte

Messaggio  ♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 2и∂ тωιи♥ Gio Mag 28, 2009 10:23 pm

Presi un respiro profondo, concentrandomi per un momento sull'avvampante sete. Sentendola, addestrandola, provando a dominarla. Non avrei mai più dovuto controllarmi ancora, sperai che fosse vero. Non sarebbe stato sano per lei. Fissai le gradite nuvole senza vederle, sperando di poter credere che la mia determinazione avrebbe fatto la differenza se fossi stato a caccia nel momento in cui avrei incontrato il suo odore.
“Quando cacciamo, ci abbandoniamo ai sensi...” le dissi, pensando ogni parola prima di pronunciarla. “E non è la mente a governarci. Seguiamo soprattutto l'olfatto. Se nel perdere il controllo sentissi che sei vicina...”
Scossi la testa per l'angoscia al pensiero di ciò che sarebbe – non sarebbe potuto, ma sarebbe – di sicuro successo.
Ascoltai il suo battito, e poi tornai, turbato, a leggere i suoi occhi.
Il viso di Bella era composto, i suoi occhi seri. La sua bocca era stretta leggermente in quello che pensavo fosse preoccupazione. Ma preoccupazione per cosa? Per la sua salvezza? O per la mia angoscia? Continuai a fissarla, cercando di tradurre in fatti certi la sua espressione ambigua.
Mi fissò di rimando. I suoi occhi si spalancarono di più dopo un momento, e le sue pupille si dilatarono, sebbene la luce non fosse cambiata.
Il mio respiro accelerò, e all'improvviso il silenzio nell'auto sembrò ronzare, proprio come questo pomeriggio nel buio dell'aula di biologia. La corrente vibrante corse di nuovo tra di noi, e il mio desiderio di toccarla fu, per un breve momento, ancora più forte dell'esigenza della mia sete.
Il fremito di elettricità fece sembrare come se avessi ancora una pulsazione. Il mio corpo cantò con lui. Come fossi umano. Più di qualsiasi altra cosa al mondo, volevo sentire il calore delle sue labbra contro le mie. Per un secondo, lottai disperatamente per trovare la forza, il controllo, per poter poggiare la mia bocca così vicino alla sua pelle...
Feci un respiro stridente, e solo allora realizzai che quando avevo iniziato a respirare più veloce, lei aveva smesso del tutto di farlo.
Chiusi gli occhi, cercando di rompere la connessione tra di noi.
Niente più sbagli.
L'esistenza di Bella era legata delicatamente a milioni di processi chimici in equilibrio, tutti così facilmente separati. La ritmica espansione dei suoi polmoni, il flusso di ossigeno, erano per lei vita o morte. L'ondeggiante ritmo del suo cuore delicato poteva essere fermato da così tanti stupidi incidenti o malattie o... da me.
Non credevo che qualsiasi membro della mia famiglia avrebbe esitato se a lui o lei avessero offerto una possibilità, se lui o lei avrebbero scambiato l'immortalità per essere di nuovo mortali. Ognuno di noi avrebbe sopportato il fuoco per questo. Di bruciare per tanti giorni o secoli se fosse stato necessario.
La maggior parte della nostra specie apprezzava l'immortalità più di ogni altra cosa. Vi erano anche umani che la desideravano, che cercavano in posti bui per quelli che potevano donare il più oscuro dei regali...
Non noi. Non la mia famiglia. Avremmo scambiato ogni cosa per essere umani.
Ma nessuno di noi era stato così disperato di tornare indietro come me, adesso.
Fissai le microscopiche fosse e crepe del finestrino, come se ci fosse una soluzione nascosta nel vetro. L'elettricità non era svanita, e dovevo concentrarmi per mantenere le mie mani sullo sterzo.
La mia mano destra iniziò a formicolare di nuovo senza dolore, come in precedenza dopo averla toccata.
“Bella credo che a questo punto dovresti rientrare.”
Obbedì alla primo colpo, senza commentare, uscendo fuori dalla macchina e sbattendo la portiera dietro di lei. Poteva sentire chiaramente come me la potenza del disastro?
L'aveva ferita andarsene, come mi aveva ferito lasciarla andare? L'unico conforto era che l'avrei rivista presto. Più presto di quanto lei avrebbe visto me. Sorrisi, poi abbassai il finestrino e mi sporsi per parlarle un'altra volta, era più sano adesso, con il calore del suo corpo lontano dalla macchina.
Si voltò per vedere cosa volevo, curiosa.
Ancora curiosa, sebbene oggi mi avesse fatto molte domande. La mia curiosità non era ancora completamente soddisfatta; il rispondere alle sue domande aveva solo rivelato i miei segreti – avevo appreso poco da lei tranne per le mie congetture. Era ingiusto.
“Ah, Bella?”
“Sì?”
“Domani è il mio turno?”
La sua fronte si corrugò. “Per cosa?”
“Per le domande.” Domani, quando saremmo stati in posto più sano, circondati da testimoni, avrei ottenuto le mie risposte. Sorrisi al pensiero, e poi mi voltai perché non aveva accennato ad allontanarsi. Anche con lei fuori dall'auto, l'eco dell'elettricità sibilò nell'aria. Volevo uscire anch'io, accompagnarla alla porta come una scusa per starle accanto...
Niente più errori. Accesi la macchina, e poi sospirai mentre scompariva dietro di me. Sembrò come stessi correndo verso da Bella o correndo lontano da lei, senza mai stare a posto. Avrei dovuto trovare un qualche modo per mantenermi saldo a terra se avevamo intenzione di avere un po' di tranquillità.
♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 2и∂ тωιи♥
♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 2и∂ тωιи♥
semi-esperto
semi-esperto

Numero di messaggi : 354
Data d'iscrizione : 14.05.09
Età : 31
Località : Reggio Emilia

Torna in alto Andare in basso

dodicesimo capitolo(twilight) Empty Re: dodicesimo capitolo(twilight)

Messaggio  ♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 1ѕт тωιи♥ Gio Mag 28, 2009 10:59 pm

mamma mia tesoro ma qunto 6 brava?
ti adorooooooooooooooooooooooooooooooo
dodicesimo capitolo(twilight) 11kywes
king kisskiss aly king
♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 1ѕт тωιи♥
♥αℓι¢є ¢υℓℓєи 1ѕт тωιи♥
esperto
esperto

Numero di messaggi : 107
Data d'iscrizione : 14.05.09
Età : 28
Località : Forks / Palermo

https://familytwilight.forumattivo.com

Torna in alto Andare in basso

dodicesimo capitolo(twilight) Empty Re: dodicesimo capitolo(twilight)

Messaggio  Contenuto sponsorizzato


Contenuto sponsorizzato


Torna in alto Andare in basso

Torna in alto

- Argomenti simili

 
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.